Verona. Metti… una sera d’estate al carcere

di Paola Tacchella*

Serata speciale alla Casa Circondariale di Montorio. Per la prima volta, grazie al Direttore Maria Grazia Bregoli, le donne detenute e 50 ospiti hanno assistito ad una performance teatrale elaborata

da un gruppo di detenute che hanno partecipato al laboratorio teatrale promosso e gestito dal Cpia di Verona. Il Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti gestisce la scuola statale in carcere proponendo corsi di istruzione e formazione alle sezioni maschili e alla sezione femminile, dall’alfabetizzazione alla scuola media e collabora con l’Istituto Alberghiero Berti e Odontotecnico Fermi per il biennio superiore.

Il Laboratorio Teatrale, condotto dalla regia di Lia Peretti con il coordinamento e l’assistenza di Paola Tacchella, ha realizzato già 3 spettacoli fra cui Risonanze con il quale ha vinto l’edizione 2022 nella Rassegna del Teatro della Scuola, a Valeggio sul Mincio, per Miglior Testo – elaborato e scritto dalle donne detenute – e il Primo Premio del Concorso. Lo spunto all’elaborazione di questo spettacolo è stato il tema del concorso: la scuola sposa l’ambiente. Ma quale ambiente in un carcere? le donne hanno allora preso per mano gli spettatori accompagnandoli, come in un viaggio al buio, nella quotidianità incarcerata scandita dai suoni e dalle voci.

Dalla pesantezza e dal dolore che vi abita emerge pian piano lo sguardo d’amore, espresso nella riconoscenza per il bene delle piccole e grandi cose che illuminano la vita..” guardo le stelle e penso ai figli lontani, alle persone che non mi hanno abbandonato, ringrazio la scrittura e la lettura che mi sostengono in un respiro di libertà…” in una gratitudine alla vita espressa con la chiarezza delle parole autentiche nella loro disarmante semplicità.

Come nelle edizioni precedenti l’emergenza sanitaria, e anche quest’anno con tre repliche realizzate in carcere, è stato fondamentale il supporto tecnico gratuito della Compagnia La Pocostabile di Verona.

Le donne che hanno partecipato alla serata del 13 luglio sono otto, ma complessivamente hanno dato un contributo anche altre tre che sono uscite in pochi mesi, sempre nell’imminenza delle esibizioni; questo particolare racconta della realtà delle case circondariali dove le persone in attesa di giudizio possono essere scarcerate o trasferite all’improvviso. Proprio questa è stata la sfida della Compagnia delle Donne, sono state capaci di risolvere le difficoltà gestendosi in autonomia per riuscire a realizzare lo spettacolo. Per il Cpia la motivazione al progetto del teatro è infatti promuovere esperienza, accrescere competenze personali e relazionali ed esercitare ad un approccio positivo nella risoluzione dei problemi che si presentano non solo nel teatro ma nella scena più grande dove si svolgono le nostre vite.

Il successo di quest’ultima sera ha avuto il sapore dello scambio, in un dialogo aperto e libero tra gli ospiti e le attrici, nell’aria ormai rinfrescata della notte, dove sotto una grande luna il cortile dell’ora d’aria si è trasformato in una corte libera. La cornice suggestiva delle pareti cementate ormai ridotte a carta velina, lo spettacolo e le voci sparse che ne sono seguite, e la brezza assaporata della notte aperta hanno riassegnato all’ambiente una dimensione riconquistata di umanità e di libertà.

*Cpia Verona