Un libro per ricominciare

Un bell’articolo di Elena Masuelli sulla “La Stampa” di lunedì 11 febbraio, da leggere

Già imprenditore e consulente finanziario, Roberto Ceresa ha vinto la prima edizione di “Sognalib(e)ro”, concorso letterario riservato ai detenuti

o dice subito che la storia che racconta non è la sua. Che non è lui il bravo ragazzo affascinato da Machiavelli, abilissimo con i motori, un’esistenza e una famiglia normali, che diventa membro di una banda di rapinatori. Ma è tutta vita vissuta l’incipit di Accadde a Torino, con cui Roberto Ceresa ha vinto la sezione romanzo della prima edizione di «Sognalib(e)ro», il concorso ideato e diretto da Bruno Ventavoli, responsabile di Tuttolibri, con l’assessorato alla Cultura del Comune di Modena e la Direzione generale del ministero della Giustizia, sostenuto da Bper Banca. Obiettivo, promuovere la diffusione dei libri all’interno delle carceri italiane e dimostrare che lettura e scrittura possono essere un importante strumento di riabilitazione.

Ventisei gli inediti presentati dagli ospiti di otto istituti italiani, in giuria Siti, Manzini, Franchini e Elena Ferrante

Il libro si apre con l’ingresso del protagonista nella sezione «nuovi giunti» del penitenziario torinese Lorusso e Cutugno, alle Vallette, lo stesso in cui è detenuto lui. Il rumore dei cancelli, le celle affacciate su un dedalo di corridoi da cui spuntano solo mani, il soffitto a volta da fissare, «uno degli orizzonti più intensamente osservati al mondo».

Ventisei gli inediti presentati dai carcerati-scrittori di otto istituti, coinvolti anche in un progetto di gruppi di lettura: oltre a Torino e Modena, Milano Opera, Trapani Cerulli, Brindisi, Pisa, Pozzuoli e Roma Rebibbia-Stefanini. A valutarli una giuria di autori di successo composta da Elena Ferrante, Walter Siti, Antonio Manzini e Antonio Franchini, direttore editoriale della casa editrice Giunti che pubblicherà il libro vincitore in e-book.

Dopo sette romanzi (e uno in lavorazione), Roberto Ceresa, sessantacinquenne biellese, si definisce autore «per forza», più che «per caso»: «Ho cominciato in cattività, dove il problema è ingannare il tempo lento e forse noi stessi. Durante la mia vita professionale di imprenditore e consulente finanziario avevo scritto migliaia di pagine a consigli di amministrazione o avvocati. In carcere invece ho potuto dare sfogo a quello che sentivo dentro. Lo stimolo è arrivato da una docente di lettere, quando ero detenuto a Cuneo, nell’agosto del 2015. Io scrivevo, tutto a mano, e lei leggeva. Poi sono andato avanti. Questa esperienza mi ha segnato profondamente e nei miei libri inserisco elementi autobiografici. Fa eccezione questo, Accadde a Torino, una storia che mi è stata raccontata da un altro carcerato. Dalla trama traspare il tessuto sociale in cui è cresciuto il protagonista».

La Torino di fine Anni 90, tra bowling di periferia e vie del centro, il Canavese e l’Astigiano. Territorio di colpi a banche e gioiellerie per una gang di ladri «gentiluomini»: non portano via nulla che non sia coperto da assicurazione, non sparano, rassicurano le vecchiette. Epoca di primi cellulari e di indagini condotte in modo ancora tradizionale da una squadra comandata da una affascinante e abile poliziotta («se ne vedono non solo l’attitudine al comando e la spiccata personalità, ma anche la grande umanità»), indizi, appostamenti, colpi di fortuna. Per il ragazzo diventato ladro dopo la morte del padre, l’evento che ha cambiato tutto, un crescendo di assalti condotti con una calma di cui non si sarebbe creduto capace, l’ebbrezza di contare i soldi, le serate al night, l’adrenalina nel leggere le proprie gesta sulla prima pagina della Stampa, dopo ogni rapina.

Nella vita precedente, Ceresa ha studiato Scienze politiche ed Economia, adesso è iscritto a Giurisprudenza nel Polo Universitario del Lorusso e Cutugno, ma dice di non riuscire a immaginare un futuro. Parla di ricordi del passato che si accavallano e rintronano: «Il naufragio della speranza è un bellissimo quadro del pittore tedesco Caspar David Friedrich. Ecco, la mia speranza è naufragare». Tra i libri del cuore Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e quelli di Herman Melville, però la passione sono i gialli, Rex Stout, Agatha Christie, Camilleri, Piero Chiara, ma anche l’Ellroy di L.A. Confidential e John Grisham. In Accadde a Torino cita Machiavelli e L’arte della guerra di Sun Tzu: «Li ho letti molto prima di entrare qui. Ho anche tradotto Il Principe dall’italiano antico a quello moderno. Mi pare che dicano le stesse cose». Del suo presente «desertificato» quello che salva è la biblioteca del carcere: «Ha un valore immenso. La lettura è la cosa che più avvicina alla libertà».