TUTELA DEI FIGLI MINORI DEI DETENUTI

Bonafede: “garantire la prosecuzione del legame familiare”. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, la Garante per l’Infanzia e l’adolescenza Filomena Albano e la presidente dell’Associazione “Bambinisenzasbarre” Lia Sacerdote, hanno rinnovato oggi la Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti. Il Protocollo d’intesa siglato raggiunge così il terzo rinnovo, a conferma dell’interesse che le parti riconoscono alle condizioni che vivono i figli minori di genitori detenuti e alle difficoltà che in tante occasioni si trovano ad affrontare, sia che vivano assieme a loro, condividendone le limitazioni degli ambienti di detenzione, sia che li incontrino in carcere nel tempo loro concesso dalla legge.

Il Protocollo Carta dei figli di genitori detenuti promuove infatti l’attuazione concreta della Convenzione Onu sulla tutela dei diritti dei bambini e adolescenti, agevolando e sostenendo i minori nei rapporti con il genitore detenuto e indicando forme adeguate per la loro accoglienza in carcere.

Nel febbraio 2017 i firmatari del Protocollo sono stati invitati a presentare i risultati sul sistema giudiziario italiano presso la sede ONU di Ginevra, in un incontro a porte aperte che è stato interamente dedicato alla Carta italiana come modello adottabile da altri Paesi. Nei quattro anni di applicazione della Carta, siglata per la prima volta nel marzo del 2014 e successivamente rinnovata il 6 settembre 2016, i risultati raggiunti descrivono fasi di progressivo miglioramento: le sale d’attesa per i bambini sono ora presenti in 80 istituti (nel 2016 erano 66), mentre le sale colloqui risultano presenti in 112 istituti (nel 2016 erano in 105); le ludoteche sono attive in 76 istituti mentre le aree verdi in 114.

Grazie a questa crescente attenzione, tradotta in luoghi sempre più accoglienti per i minori e i loro genitori, sono aumentate nell’ultimo biennio anche il numero di visite che i figli minorenni hanno fatto ai genitori: per la fascia di età 0-5 anni si è passati da circa 14mila richieste a 19.200, mentre la fascia 6-11 anni è salita da 13mila a poco più di 16mila. Uno spazio accogliente, incentiva il rapporto genitore detenuto-figlio e favorisce l’affettività che viene coltivata nonostante le situazioni non siano ottimali. La stessa attenzione che la Carta destina ai rapporti genitore detenuto-figlio minore, viene riservata ai fratelli e alle sorelle minorenni dei giovani detenuti.

Il Protocollo d’intesa appena rinnovato ha, fra i suoi obiettivi, l’ambizione di evitare la presenza di bambini in carcere, ma in attesa che questo si possa realizzare, vuole fare in modo che i minori abbiano sempre più la sensazione di una vita normale attraverso il libero accesso alle aree all’aperto, agli asili nido e alle scuole; che il personale a contatto con loro sia sempre più specializzato, prevedendo corsi di formazione; che siano attivate misure a supporto della genitorialità, che in carcere vive condizioni di estrema fragilità.

“Sono rimasto particolarmente colpito – ha dichiarato il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – dalla tragedia di Rebibbia, dove un

a detenuta ha ucciso i suoi due bambini. È preciso dovere dello Stato intervenire per essere vicini alle associazioni che seguono i percorsi di questi minori che, senza nessuna colpa, vivono l’esperienza drammatica della detenzione. Allo stesso modo dobbiamo creare le condizioni perché anche ai minori con un genitore detenuto possa essere garantita l’affettività derivante dalla prosecuzione del legame familiare”.

La Garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano ribadendo che “I figli delle persone detenute hanno gli stessi diritti degli altri bambini”, ha auspicato il mantenimento “del legame affettivo con il genitore anche attraverso incontri e contatti regolari, tranne nei casi in cui ciò non sia in contrasto con il superiore interesse del minore”. Lia Sacerdote – presidente dell’Associazione Bambinisenzasbarre – ha a sua volta apprezzato la nuova stipula del Protocollo, che rende “possibile proseguire il processo trasformativo avviato perché la parte più fragile raggiunga e coinvolga la società esterna a cui il carcere appartiene”.