“Se il gioco diventa un azzardo: infiltrazioni criminali e costi economico-sociali”

Si è svolto giovedì 30 gennaio il secondo incontro del ciclo di conferenze “21 marzo: la memoria che fa primavera” dal titolo “Se il gioco diventa un azzardo: infiltrazioni criminali e costi economico-sociali”.

 

Il tema trattato riguarda una vera e propria malattia sociale che, oltre all’inevitabile conseguenza della perdita di molto denaro, induce chi ne è affetto a mentire costantemente ai propri cari e ad isolarsi fino ad annullare qualsiasi relazione sociale.

 

La fruizione morbosa del gioco d’azzardo è sempre più diffusa, tanto da non essere più necessario raggiungere un casinò per praticarla: i videopocker sono macchinette “mangia soldi” presenti in molti bar italiani, così come i cosiddetti Gratta e vinci, Lotto, Superenalotto, lotterie istantanee e scommesse.

 

Il dottor Paolo Vanzini, psichiatra e responsabile della Rete Self Help e Rete Relazionale nei percorsi riabilitativi, ha spiegato che l’industria del gioco d’azzardo è la terza industria per profitto in Italia.

Mentre una volta il giocatore d’azzardo veniva mandato dallo psichiatra, il quale gli somministrava dei farmaci che a poco servivano, oggi esistono dei gruppi di auto-aiuto che possono rappresentare un valido sostegno per permettere al giocatore di riconoscere l’esistenza di un problema, di affrontarlo e di uscire dal circolo della dipendenza.

 

 

Durante la conferenza si è parlato anche del rapporto tra mafie e gioco d’azzardo.

Quello del gioco d’azzardo, infatti, è un mercato che interessa molto alla criminalità organizzata.

Le mafie sono organizzazioni criminali segrete composte da persone il cui interesse è quello di fare soldi, in fretta e con il minor numero di rischi possibile.

Il fatto che le possibilità di giocare i propri soldi siano cresciute negli ultimi anni ha comportato l’aumento di persone che si ammalano di ludopatia e il sempre maggiore interesse da parte delle mafie per questo mercato in evoluzione.

Oggi si contano 46 tipologie di lotterie istantanee, 11 tipologie di lotterie a distanza, 424.500 slot legalizzate e 50.000 videolottery.

L’Italia ha deciso di legalizzare i nuovi giochi e di tassarli sempre meno, questo perché l’industria del gioco costituisce il 3% del PIL italiano e ha creato nuovi posti di lavoro.

 

Damiano Angeo, responsabile dell’ufficio antiusura del comune di Verona, è intervenuto dicendo che, con l’introduzione delle slot nei bar, si è creata un’ usura di giornata, con prestiti bassi, ma se il cambista presta 100 euro il giorno seguente alla stessa ora pretende che gliene vengano restituiti 200.

 

L’usura è un reato, chi inizia a giocare chiede in prestito i soldi al cambista, usura “illecita”, o alle banche, usura “lecita”, così finisce per indebitarsi e continua a giocare per recuperare il denaro perduto entrando in un vortice da cui uscire è davvero difficile.

 

In un paese come il nostro così ricco in termini di patrimonio artistico, di prodotti di qualità e di grandi personalità che ci hanno lasciato un’eredità immensa, dobbiamo davvero basare il futuro dell’Italia sul gioco d’azzardo?