San Gimignano (Si). Salvini soffia sul fuoco nel carcere, farò una visita come Garante

Di Franco Corleone – Garante dei detenuti regione Toscana

L’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini si è recato giovedì 26 settembre nel carcere di San Gimignano non per verificare come parlamentare le condizioni dell’Istituto penitenziario ma per manifestare solidarietà a quindici agenti della Polizia Penitenziaria imputati fra gli altri del reato di tortura. Scelta politicamente legittima. Poco opportuna forse; come certamente inopportune le foto con gli agenti.

Salvini ha avuto anche modo di dichiarare che i garanti dei diritti delle persone private della libertà sono inutili e andrebbero sostituiti dai garanti degli agenti. È una opinione che cozza con la legge e con le Convenzioni internazionali ma va presa in considerazione come segno dei tempi. Una volta, magari retoricamente, ci si richiamava a Cesare Beccaria; ora l’Italia è il paese del “marcire in carcere”.

La reazione nel carcere non si è fatta attendere. Alle 20.20 iniziava una manifestazione di protesta collettiva con una battitura dei cancelli e delle inferriate. Pare che il rumore fosse assordante e venivano lanciati insulti contro i visitors del pomeriggio. Si sono verificati anche episodi di piccoli incendi, di lanci di oggetti nel corridoio della sezione e alcuni danneggiamenti delle suppellettili delle celle.

Martedì come garante della Regione Toscana mi recherò a fare visita al carcere che vive un momento assai difficile. Incontrerò il nuovo direttore e il nuovo comandante e chiederò un salto di qualità per le condizioni di vita quotidiane. La Costituzione deve essere alla base dei comportamenti di tutti coloro che vivono in una struttura con grossi problemi che vanno risolti. Le criticità coinvolgono anche il personale. San Gimignano è una delle sedi del Polo Universitario e bisogna che abbia gli spazi indispensabili per operare.

La capienza regolamentare non deve essere superata garantendo dignità e diritti. A novembre la Regione Toscana festeggerà come tutti gli anni la grande riforma illuminista del Granduca Leopoldo che nel 1786 abolì tortura e pena di morte. È un monito per l’oggi.