Quando hanno aperto la cella

Con le note e le parole della "Ballata del Miché", di Fabrizio De André, due giovani e bravi musicisti (chitarra e voce, violino) hanno introdotto, giovedì 16 giugno alle 18 in Sala Morone a S. Bernardino, l’incontro di presentazione del libro "Quando hanno aperto la cella. (Stefano Cucchi e gli altri)", di Luigi Manconi e Valentina Calderone. E’ seguita la lettura di alcune pagine, un episodio tra i tanti raccontati di violenze e morte su persone in custodia alle istituzioni dello Stato.

Questo soprattutto ha tenuto a dire Manconi nel suo intenso primo intervento: che se lo Stato, per qualunque motivo di omertà, di corruzione, di protezione dei suoi dipendenti, di immagine, non garantisce i diritti inviolabili della persona che si trova, forzatamente, in carcere o sottoposta a limitazione di libertà, perde ogni credibilità, non è più "Stato di diritto" ma di arbitrio.

Margherita Forestan, garante dei diritti dei detenuti per il Comune di Verona, ha chiamato a discuterne il procuratore aggiunto del Tribunale di Verona Angela Barbaglio, la direttrice del Dipartimento di scienze giuridiche dell’Università di Verona Donata Gottardi e il presidente della Conferenza regionale Volontariato e Giustizia Maurizio Mazzi, che ha indicato la scelta fondamentale di essere dalla parte delle vittime, anche quando lo diventano gli stessi autori di reato, e
l’importanza dell’incontro di mediazione tra chi ha compiuto e chi ha subito l’offesa.

Prima delle domande del non folto pubblico, la coautrice del libro Valentina Calderone ha ricordato come ogni volta dietro il coraggio e la perseveranza delle denunce di gravissime illegalità da parte di funzionari dello Stato ci siano figure femminili di madre, moglie, sorella.