Quali doveri per quali diritti

 

Lunedì 28 febbraio, per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, si è svolto presso l’Istituto scolastico “Stimate” un incontro dal titolo “Quali doveri per quali diritti” all’interno dell’iniziativa “Festival del diritto”, al quale hanno partecipato, la maggior parte, i giovani della scuola.

Hanno condotto l’incontro Monsignor Bregantini, Arcivescovo del Molise, l’avvocato Stefano Troiano, ordinario di diritto privato e preside della facoltà di Giurisprudenza di Verona, il vicequestore Giampaolo Trevisi e il Presidente del consiglio comunale di Verona Pier Alfonso Fratta Pasini.

Ad aprire gli interventi è Monsignor Bregantini, che incoraggia le nuove generazioni a considerare il tema dei “diritti e doveri” non solo una questione teorica ma anche una modalità pratica di rapportarsi all’altro, mettendo in luce la necessità di un confronto e di un dialogo tra le diverse realtà per poter crescere e migliorare. Cita a tal proposito la propria esperienza con i ragazzi della Locride per testimoniare l’efficacia di un contatto tra i giovani del sud e del nord Italia e l’utilità di uno scambio di risorse. Il religioso incanta il suo pubblico con storie e metafore come quella dell’ “intreccio” dei fili che formano una fune per simboleggiare la forza che ognuno porta con il proprio contributo e, attraverso l’immagine di una mano che stringe, spiega ai ragazzi che non è nell’intento di possedere che tale gesto permette di costruirsi un futuro, ma nell’intento di intrecciare relazioni, attraverso quella che definisce la “logica della gratuità”, contrapposta a quella della proprietà. Se la vita è solo diritto, è solo prendere senza dare, mentre ciò che conta è l’intreccio tra le due necessità.

Con uno stile più concreto, ma sempre in linea con il primo, interviene l’avvocato Troiano, sottolineando che spesso si tende a considerare la tutela dei diritti come tutela dei propri interessi, rivendicandoli su un piano puramente risarcitorio e ribadisce anch’egli l’importanza dello scambio relazionale come presupposto essenziale per la vita sociale, facendo notare che anche il contratto, apparentemente espressione di rivendicazioni individuali, si basa su di esso. Secondo Troiano dunque il diritto soggettivo non può più essere visto come una “sfera di immunità” ma di “doverosità”.

Anche il presidente del consiglio comunale riprende quest’ultimo concetto, inserendolo nella cornice del mondo politico. “Oggi primeggia l’autoreferenzialità, si guarda solo al proprio interesse” afferma Fratta Pasini, esprimendo così la propria visione del mestiere di politico: si dovrebbe fare politica per interesse ma anche per passione, solo con la prima motivazione vi è il rischio di sprofondare nel cinismo, solo con la seconda di operare in modo inconcludente.

“Cercasti giustizia e trovasti la legge”. Con queste parole di De Gregori esordisce il vicequestore Trevisi per dire che giustizia e legge non coincidono e che spesso nel proprio lavoro si è trovato di fronte a questa verità, laddove venivano riconosciuti solo i diritti della vittima e i doveri dell’autore del reato. Quasi come una quartina con rima incrociata l’incontro si chiude con un’altra significativa metafora, rivolta ai giovani, quella del “fiocco di neve”. “Si pensa che la tutela dei diritti venga solo dall’alto, che gli adulti possano rivendicare i diritti al posto nostro”. Partendo da questa provocazione al suo pubblico, Trevisi spiega che i diritti non scendono dall’alto come fiocchi di neve, tutti siamo chiamati ad essere fiocchi di neve e se un solo fiocco si scioglie in un attimo, tanti, invece, possono formare una valanga.