Pubblichiamo una profonda riflessione di Ornella Favero

(Presidente del CNVG (Conferenza Nazionale Volontariato e Giustizia)

Ornella Favero

Rileggere Tolstoj con un pensiero a Donato Bilancia, morto per Covid

di Ornella Favero* Ristretti Orizzonti, 20 dicembre 2020 “Ogni uomo reca in sé, in germe, tutte le qualità umane, e talvolta ne manifesta alcune, talvolta altre”. Qualche giorno fa, ho riletto, citata in una bella intervista dal professor Giovanni Fiandaca, una riflessione di Lev Tolstoj tratta dal romanzo Resurrezione. Vale la pena di riportarla, perché pare che nel mondo odierno si sia persa traccia di un pensiero serio sulla complessità della natura umana: “Una delle superstizioni più frequenti e diffuse è che ogni uomo abbia solo certe qualità già definite, che ci sia l’uomo buono, cattivo, intelligente, stupido, energico, apatico eccetera. Ma gli uomini non sono così. Possiamo dire di un uomo che è più spesso buono che cattivo, più spesso intelligente che stupido, e viceversa. Ma non sarebbe la verità se dicessimo di un uomo che è buono o intelligente e di un altro che è cattivo, o stupido. Gli uomini sono come fiumi: l’acqua è in tutti uguale e ovunque la stessa, ma ogni fiume è ora stretto, ora rapido, ora ampio, ora tranquillo, ora limpido, ora freddo, ora torbido, ora tiepido. Così anche gli uomini. Ogni uomo reca in sé, in germe, tutte le qualità umane, e talvolta ne manifesta alcune, talvolta altre e spesso non è affatto simile a sé, pur restando sempre unico e sempre lo stesso“. In questi mesi difficili si parla molto di pene e di carcere usando spesso stereotipi, luoghi comuni, semplificazioni. Ci vorrebbe un Tolstoj, mi verrebbe da dire, per spiegare a giornalisti e politici che il mondo non è diviso in “totalmente buoni e assolutamente cattivi”, che le cose stanno diversamente, che bisogna accettare che quando si parla di pene e di carcere non c’è nulla di semplice, nulla di scontato. nulla di rassicurante, anche se piacerebbe a tutti pensare che la galera, tanta galera ci rende più sicuri. Anche perché, come diceva un altro straordinario scrittore russo, Fjodor Dostoevskij, pure ogni uomo perbene ha dentro di sé delle cose, che non vorrebbe neppure raccontare a se stesso: “Ogni uomo ha dei ricordi che racconterebbe solo agli amici. Ha anche cose nella mente che non rivelerebbe neanche agli amici, ma solo a se stesso, e in segreto. Ma ci sono altre cose che un uomo ha paura di rivelare persino a se stesso, e ogni uomo perbene ha un certo numero di cose del genere accantonate nella mente“. Ho scelto di citare due scrittori per parlare, indirettamente, di carcere con un invito e un augurio: dedicare gli ultimi giorni di questo anno crudele alla lettura di quello che Dostoevskij e Tolstoj sanno raccontarci della natura umana, e forse qualcuno capirà qualcosa di più di quello che riguarda il mondo delle pene, qualche giornalista andrà un po’ più a fondo se dovrà parlare di qualche “delinquente!, qualche politico avrà un soprassalto della coscienza quando dovrà mettere mano a qualche legge che riguarda il carcere. Da parte mia, spero che Tolstoj e Dostoevskij ci aiutino anche a ricordarci che non esistono i “mostri”, ma uomini in grado di fare cose mostruose, che però non esauriscono la loro umanità in quei gesti. Penso a Donato Bilancia, ai suoi reati terribili, al dolore dei famigliari delle persone che ha ucciso, agli anni di carcere vissuti nella Casa di reclusione di Padova, alla sua morte di Covid in solitudine all’ospedale, e provo un senso di pena, e spero che nessuno pensi con una specie di sollievo a questa morte.