Non abbiate paura dei permessi

E’ capitato, alla fine di quest’anno, che quasi contemporaneamente due detenuti non siano rientrati in carcere al termine del permesso accordato. Tecnicamente: evasi. Come facilmente prevedibile, sono stati ripresi dopo pochissimo tempo.

Oggi, con gli strumenti di informazione e la capacità operativa delle forze dell’ordine, in collegamento internazionale, per restare latitanti ci vogliono coperture eccezionali come solo ai vertici della mafia o delle finanze. Per gli altri la libertà conquistata illegalmente dura poco, è un colpo di testa di cui ci si pente in fretta, come pare sia successo anche nei due casi della cronaca recente.

Subito si è scatenata la campagna ideologica di chi, in nome della sicurezza, vorrebbe abolire ogni tentativo e speranza di recupero personale e sociale. Carcere chiuso “fino all’ultimo giorno”, se non addirittura per sempre.

I permessi sono uno strumento di ritorno controllato in società, di ristabilimento di rapporti familiari e lavorativi, di preparazione al pieno rientro in libertà a pena scontata. Altrimenti, a fine pena, dal portone del carcere escono persone senza riferimenti, magari con le poche cose nel sacco nero della spazzatura. Con la probabilità altissima (le ricerche dicono tra il 60 e il 70%) di commettere nuovi reati.

Quant’è invece il rischio di mancato rientro dai permessi? Il dato nazionale è costante nel 2011 e nel 2012: lo 0,2%. E buona parte di questi 0,2% non commettono altro reato che l’evasione stessa. Fa notizia l’albero schiantato, non fa notizia (per chi non vuole o ha interesse di bottega politica a non vedere) il bosco che cresce, la massa dei reati evitati grazie ad una ricostruzione progressiva del reinserimento sociale.

Montorio è un carcere ancora più virtuoso. Nel 2011 in Veneto sono stati concessi 911 permessi; i mancati rientri sono stati 5, a Montorio 1 solo. Ancora meglio nel 2012: 989 permessi in Veneto, 3 non sono rientrati, nessuno a Montorio.

Sono queste cifre a far paura? O a far veramente paura e minacciare la nostra sicurezza non sono piuttosto gli allarmismi di chi vorrebbe sempre e solo carcere, da cui rigettare, giunti all’inevitabile scadenza, uno stillicidio di persone disadattate rispetto alla nuova vita e fortemente tentate di riannodarsi alla vecchia un po’ o tanto criminale?