No all’ergastolo, no al referendum?

Il rifiuto dell’ergastolo è un tema fondativo della Fraternità. Fra Beppe ricorda spesso che la Fraternità è nata proprio in reazione ed opposizione all’ergastolo. Recentemente questo principio è stato inserito nel nostro Statuto per impedire ogni eventuale equivoco. In precedenza pareva talmente ovvio che non si era ritenuto necessario scriverlo.

Ora il Partito Radicale sta raccogliendo le firme per presentare un certo numero di richieste di referendum, tra cui alcuni sulla giustizia. Un referendum chiede l’abrogazione dell’ergastolo. Come non essere d’accordo? Molte autorevoli associazioni di volontariato, a livello nazionale, e anche noi in un primo momento, ci siamo affrettati ad approvare e sostenere la richiesta.

Poi abbiamo letto i risultati di qualche ricerca, di qualche sondaggio tra lettori di giornali, e abbiamo riflettuto meglio sulla nostra stessa esperienza, quando abbiamo occasione di discutere con le persone comuni, fuori dal nostro ambiente necessariamente competente e sensibile. Tutti i ritorni sono univoci: nell’opinione comune difficilmente la quota dei contrari all’ergastolo supera il 20%. La battaglia culturale è ancora quasi tutta davanti a noi e impiegherà molto, molto tempo. Più del tempo tra adesso e l’eventuale voto referendario.

Tra le forze politiche sembra esserci qualche attenzione in più, vuoi per le ragioni ideali di chi ancora si ispira ai valori costituzionali (tra i quali la finalità rieducativa della pena), vuoi per la massiccia presenza in Parlamento di avvocati e giuristi, vuoi per il meraviglioso esempio di papa Francesco (recentissima abrogazione dell’ergastolo nella legge del Vaticano) che non può non fermentare tra le componenti cristiane, che già vantano chiari precedenti come le indicazioni dell’on. Aldo Moro.

Nasce allora la domanda: pur nella riconosciuta difficoltà di cambiamento, ha qualche margine di probabilità di successo in più un’iniziativa parlamentare o un voto popolare? Nel secondo caso la risposta è certa: nessuna possibilità di riuscita, ma al contrario un macigno, una volontà popolare certificata, che impedirebbe per molti anni ogni altro intervento. Nel primo caso non restano che briciole di speranza, ma non la sicurezza che non si possa far niente.

Un volontario della Fraternità si spinge a trarne, assolutamente a titolo personale, qualche conseguenza. “Sconsiglio vivamente – dice – di firmare per il referendum radicale. Se fosse proposto e consentito, e si esprimesse poi la maggioranza degli aventi diritto, non solo non verrebbe abrogato l’ergastolo, ma si creerebbe un blocco ad ogni altra proposta legislativa, almeno per parecchi anni. E se il referendum dovesse svolgersi, consiglio ancora di non votare per l’abrogazione, scelta comunque minoritaria e perdente, ma di non andare proprio a votare, contando sul fatto che il mancato raggiungimento del quorum invaliderebbe il risultato”.

Questa è un’opinione. Pubblicheremo volentieri altri interventi che ci aiutino a decidere responsabilmente cosa pensare e come comportarci.

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