Meno omicidi e rapine, ma più detenuti: 57 mila in carcere, solo 2500 sono donne

di Alessandra Arachi

Mauro Palma garante nazionale per le persone private della libertà personale con il nostro presidente Sergio Mattarella

Corriere della Sera, 15 giugno 2023

La relazione del Garante dei detenuti Palma: diminuiscono gli stranieri e quelli che vengono tenuti in carcere senza una condanna definitiva. Ma continuano i suicidi (30 dall’inizio dell’anno) e i casi di tortura. È un effetto paradosso: diminuiscono i reati, aumentano i detenuti. In un anno si è registrato il 25% in meno di omicidi volontari, il 36% in meno di reati di associazione mafiosa e il 33% in meno di rapine. E il numero delle persone in carcere è passato da poco più 54 mila a oltre 57 mila. Sono numeri contenuti nella relazione di Mauro Palma, il Garante delle persone provate della libertà personale, che con questa conclude i sette anni di attività della sua autorità, presentata giovedì mattina a Montecitorio. I numeri della relazione devono essere letti in controluce per non essere ingannati dal paradosso. Si devono andare a guardare le cifre relative ai detenuti per piccoli reati: sono oltre 4 mila quelli con pene inferiori a due anni, quasi mille e cinquecento quelli sotto all’anno. Per legge potrebbero avere accesso a diverse pene alternative al carcere: “Il non accesso ad esso è indicativo di una complessiva povertà di supporto sociale, di assistenza legale, di comprensione delle norme stesse”, spiega il Garante che nella sua corposa relazione si è soffermato ad analizzare le sfaccettature dell’intero panorama carcerario.

La popolazione carceraria – Non solo detenuti, ma anche persone in misure alternative e quelle “messe alla prova”: è un esercito di circa 136 mila persone quello che forma il sistema carcerario delle persone private della libertà. Ovvero oltre 57 mila detenuti, oltre 53 mila in misura alternativa e quasi 26 mila quelle “messe alla prova”. Con un dato particolarmente significativo: su oltre 57 mila detenuti solo 2 mila e 500 sono donne. Una proporzione che è rimasta invariata negli ultimi sette anni, quando le donne in carcere erano circa 2 mila e 300. Anche i minori hanno mantenuto inalterata la stessa cifra negli ultimi sette anni analizzati da Mauro Palma: “Il servizio minorile oggi ha in carico 14.473 minori o giovani adulti, erano 14.212 quando relazionai al Parlamento la prima volta”, dice il Garante che nel consuntivo di questa reazione ha potuto rilevare una diminuzione degli stranieri detenuti: la percentuale è passata dal 34 al 31,2%. Particolarmente diminuita la fetta di quelli che sono in carcere senza alcuna condanna definitiva: dal 35,2 al 26,1%.

Tortura e suicidi – È il capitolo più drammatico della relazione. Purtroppo anche quest’anno si contano le morti in carcere: 41 quelle fino al 1 giugno, di cui 30 suicidi certi e 12 da accertare. Nel 2022 si erano tolti la vita 85 detenuti, uno ogni quattro giorni. Quindi la tortura. Il reato di tortura è stato introdotto in Italia nel 2017. In quasi sei anni sono numerosi i procedimenti giudiziari avviati per ipotesi di tortura in carcere. E nel 2021sono state emesse anche le prime sentenze di condanna per tortura: il tribunale di Ferrara per un agente di polizia penitenziaria, il tribunale di Siena per dieci agenti di polizia penitenziaria. In ballo poi i procedimenti per i fatti che riguardano gli istituti penitenziari di Sollicciano, di Torino e di Santa Maria Capua Vetere.

Le Rems – Molta attenzione da parte del Garante sulle Rems, ovvero le strutture alternative al carcere per le persone con disturbi psichici. Era il 2015 quando vennero chiusi per legge gli ospedali psichiatrici giudiziari e le Rems vennero create per accogliere le persone che erano lì detenute. Ma ad oggi in tutta Italia si contano soltanto 31 Rems: accolgono 632 persone, mentre 675 sono in lista d’attesa. Ovvero recluse nelle carceri ordinarie senza l’adeguata assistenza. In Liguria, a Calice al Cornoviglio, è stata da poco inaugurata una Rems che accoglie detenuti con disturbi psichici provenienti da tutto il territorio nazionale. Una struttura che così realizzata non segue le norme della legge 180 che prevede un’assistenza territoriale. E per questo Mauro Palma si augura che non venga adottata su larga scala.


Pubblicato

in

da

Tag: