La biblioterapia in carcere

Si è laureata con 110 e lode la nostra socia Giulia, con una tesi sperimentale dal titolo “Condannati a leggere: percorsi di lettura in carcere”, frutto della sua collaborazione con la nostra associazione e dell’interesse che man mano ha maturato nei confronti del mondo del carcere.

 

La tesi ha affascinato tanto la commissione quanto amici e parenti venuti ad assistere, con la chiarezza espositiva che la caratterizza Giulia ha esposto gli argomenti spiegando come la biblioterapia possa essere importante per i detenuti, come la lettura possa sì rappresentare un momento di svago e di evasione ma anche di crescita e maturazione in un contesto difficile come quello del carcere.

 

Tra la commissione era presente anche la garante dei diritti delle persone private della libertà personale Margherita Forestan che si è detta felice di aver collaborato alla realizzazione della tesi di Giulia visto il suo amore per la lettura.

 

Come ha affermato Giulia, la biblioterapia nasce negli Stati Uniti e proprio per questo la sua tesi dedica un’attenzione particolare al mondo anglosassone che, ha sottolineato Margherita Forestan, quanto a lettura e a biblioterapia è decisamente all’avanguardia.

 

Ma lo scopo della tesi di Giulia era anche quello di indicare una lista di libri essenziali per i detenuti, in cui figurano i classici da Dostoevskij ad Oscar Wilde, libri che parlano di carcere ma non solo, visto che la lettura rappresenta soprattutto un momento di evasione e distacco dalla realtà.

 

Giulia ha infine parlato dei modi e dei tempi di lettura in carcere affermando che spesso i detenuti si ritrovano a dover leggere in celle affollate e rumorose, con la televisione accesa e persone che parlano, il che rende la lettura difficoltosa.

Per questo si dovrebbe cercare di riunire i detenuti interessati alla lettura nella stessa cella per favorire questo prezioso momento di evasione.

 

Quella di Giulia è una tesi importante che rappresenterà un punto di riferimento per tutti coloro che operano al diritto alla cultura in carcere e che diventerà un progetto educativo concreto al fine di migliorare la reclusione dei detenuti.