Tra i beni primari della sopravvivenza carceraria, da sempre, c’è il vinavil. Come appoggiare un oggetto? Ci vuole una mensola. Ma le mensole non sono in dotazione alle celle, armadietto e basta. Come allora costruire una mensola? Con arditissime, solide composizioni in cui, nella tradizione, prevalevano le scatole di pasta Barilla e i pacchetti di Marlboro, poi con la globalizzazione i beni di cartone utilizzabili si sono differenziati. E come tenerli compattamente insieme e robustamente aderenti al muro? Semplice, col vinavil, sul quale si è evoluta una raffinata scienza dei tempi di pressione e di solidificazione irreversibile.
E ancora, come costruire le famose barche di fiammiferi, orgoglio dell’artigianato prigioniero, senza il prezioso vinavil?
Apprendiamo con sgomento da quest’ultimo numero del Miglio rosso che ora a Montorio il vinavil (per qualcosa che è successo e che non sappiamo), è vietato. Cosa sarà dei nudi muri delle celle senza mensole? Dei velieri che non potranno più solcare le speranze?
Per un bene primario estirpato, un altro invece si aggiunge, una volta alla settimana, per ora: il pane fatto in casa (circondariale), prodotto del nuovo forno interno e del lavoro dell’uomo detenuto e addestrato in un corso del progetto Esodo.
Tra i tanti altri articoli e poesie da leggere su questo numero del giornale, ci permettiamo di segnalarne uno in particolare a pag. 10, “Una storia“, una storia di vita che emoziona, fa pensare, ci mette dentro una domanda in più.