Parte il progetto “Tra zenit e nadir. Rotte educative in mare aperto”. La riforma della giustizia penale introduce per la prima volta nel nostro Paese l’accesso ai programmi di giustizia riparativa in ogni stato e grado del procedimento penale e durante l’esecuzione della pena. I partner di “Tra zenit e nadir. Rotte educative in mare aperto” – un progetto selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – sottolineano “l’importanza delle norme sulla giustizia riparativa contenute nella riforma approvata in Parlamento” e ritengono che “il tema, per la sua rilevanza, meriti un approfondito dibattito nel Paese, che coinvolga non solo gli attori della giustizia penale, ma le istituzioni e le organizzazioni sociali in genere”. La giustizia riparativa, infatti, “è un approccio che non riguarda solo i reati, ma più in generale tutti i comportamenti devianti e, dunque, può essere impiegato in modo proficuo in tutte le occasioni di conflitto sociale che provocano allarme, paura, rabbia nella comunità”.
Il progetto - la cui partnership è composta da 61 soggetti istituzionali e sociali, di cui 24 enti pubblici e 37 organizzazioni del Terzo settore, con capofila l’Istituto don Calabria e la partecipazione di numerose organizzazioni socie del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) – si rivolge in particolare “alle situazioni in cui sono coinvolti minorenni autori di reato o di comportamenti devianti e verrà realizzato in tre regioni (Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige) e otto province (Milano, Brescia, Cremona, Verona, Vicenza, Treviso-Bassano, Venezia, Trento). Proprio in questi territori è stato avviato negli anni scorsi un lavoro di accompagnamento e sostegno educativo, reinserimento e re-inclusione sociale dei minorenni autori di reato in un’ottica riparativa”.
Il progetto proverà “a sostenere le attività di giustizia riparativa già avviate su questi territori in modo più organico e continuo, grazie anche alla costituzione, in tutte le province interessate, di un Tavolo permanente sulla giustizia riparativa, che dovrebbe essere il motore delle azioni riparative avviate sul territorio da Comuni, enti della giustizia penale, servizi sociali e sanitari pubblici, scuole, terzo settore. Una vera e propria sperimentazione che permetterà di mettere in rete tanti soggetti della comunità per rendere concreto un modello di gestione dei conflitti che è ancora poco noto all’opinione pubblica, ai media e alle stesse istituzioni”.