E’ un dato di fatto, evidente a tutte le persone che entrano nel carcere di Montorio per fare colloquio con i congiunti detenuti. Ma è anche il nome del progetto rinnovato, che grazie al contributo del CSV (Centro servizi per il volontariato) di Verona consente alla Fraternità e ad una rete di altre associazioni di proseguire per almeno un altro anno l’attività di informazione e sostegno ai familiari dei detenuti e agli operatori penitenziari.
Lasciamo stare ormai le vicissitudini passate di questo progetto con tutte le altalenanti approvazioni, autorizzazioni, disdette, modifiche di cui recenti scavi hanno trovato tracce risalenti a più di 20 anni fa. Ricordiamo solo questi ultimi due anni di effettivo funzionamento del centro, la formazione dei volontari che lo tengono aperto ogni mattina a giorni alterni, le riunioni organizzative tra volontari e con la direzione del carcere e la polizia penitenziaria, il collegamento sia con le attività nelle aree verdi riservate ai colloqui delle famiglie con bambini, sia con gli altri sportelli informativi e di servizio interni ed esterni al carcere, la produzione di opuscoli e soprattutto il gran numero di persone incontrate, con le loro domande, spesso sofferte, il bisogno di ascolto, di informazione, di orientamento.
Spiace che non si sia potuto realizzare uno sviluppo importante del progetto: il sostegno a famiglie di persone con problemi di tossicodipendenza, al quale l’Ulss 20 aveva dato disponibilità e il Csv riconosciuto un consistente contributo. Ma il mancato gradimento da parte della direzione di Montorio ha impedito l’iniziativa.
Complessivamente il centro ha visto impegnati un gestore e ben 23 operatori volontari.
Per maggiori dettagli si può leggere il testo completo della Relazione finale di questo primo periodo.
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