Drogati in galera e progetti in libertà

Mentre già si allentavano i tappi di spumante in vista del passaggio di consegne tra l’anno 2005 e l’anno 2006, il 30 dicembre 2005 veniva pubblicato con immediato vigore il Decreto legge dedicato alle “Misure urgenti per garantire la sicurezza ed i finanziamenti per le prossime Olimpiadi invernali”, che aggiungeva però alcune norme di modifica al testo unico sugli stupefacenti. Entrava così in scena, con una strana piroetta sul ghiaccio assolutamente non olimpico, la cosiddetta legge Giovanardi, dal nome dell’allora ministro che l’aveva appassionatamente voluta.

Parti molto discutibili di quella legge sono state successivamente cancellate dalla Corte costituzionale, ma alcune disposizioni, che abbiamo sempre apprezzato, sono rimaste. In particolare, riferendoci agli attuali articoli dall’89 al 94 del testo unico 309/90, viene data quasi sempre ai tossicodipendenti detenuti la possibilità di non stare in carcere ma di seguire, all’esterno, un programma di cura, seguito da strutture pubbliche o private. L’alternativa è offerta sia a chi è in attesa di giudizio, sia a chi è condannato con un residuo di pena da scontare non superiore ai 6 anni, più altre ipotesi di sospensione che non stiamo a dettagliare.

In pratica, dovrebbero restare in carcere pochissime persone tossicodipendenti, quelle che hanno commesso reati gravissimi o quelle che proprio non vogliono saperne di cambiare la loro condizione.

E invece al 31 dicembre 2012 i detenuti classificati “tossicodipendenti” (approssimati quindi per difetto) risultavano 15.663, quasi un quarto dell’intera popolazione detenuta. A Montorio erano 193, il 22%. Alla stessa data in tutta Italia erano 3.150 le persone inserite in un programma terapeutico esterno con la misura alternativa dell’affidamento definito dall’art. 94 “in casi particolari”. Oggi di poco questi ultimi sono aumentati: al 31 dicembre 2014 erano ancora solo 3.259.

In mancanza di una stima attuale, possiamo assumere come indicatore il numero di detenuti per violazione delle norme sugli stupefacenti, che ovviamente non coincide con quello dei tossicodipendenti. Se al 31-12-12 erano 26.160, al 31-12-14 sono considerevolmente diminuiti a 18.946. Proporzionalmente, i tossicodipendenti possiamo stimarli sugli 11.000, poco più del 20% del totale dei detenuti, cioè sempre un numero esagerato che contraddice sia la legge sia il buon senso di chi ritiene che i drogati vadano curati e non rinchiusi, per il bene loro e per interesse sociale.

Cosa succede dunque? Perché la legge Giovanardi è così poco applicata nelle sue parti apprezzabili? Possiamo portare solo il punto di vista della nostra esperienza quotidiana. Ci saranno forse altri fattori e altre precisazioni che non conosciamo. Capita spesso che un detenuto lamenti di non essere sufficientemente conosciuto e seguito dal personale del Servizio dipendenze (Serd), che dovrebbe sia valutare l’effettivo desiderio di ricevere un trattamento terapeutico esterno, sia identificare una struttura idonea. O ancora ci capita che, trovata in qualche modo (dai familiari, dall’avvocato, dai volontari) una struttura convenzionata disposta ad accogliere la persona detenuta, l’inserimento non sia possibile perché il Serd non ha i fondi sufficienti per pagare la retta. Per insufficienza di personale e di finanziamenti alcune migliaia di tossicodipendenti non vengono curati adeguatamente e gravano sui numeri e sui costi dell’affollamento carcerario.

Stiamo leggendo della vertenza che contrappone l’Ulss 20 ad alcuni medici del Serd di via Germania a Verona, recentemente licenziati. Tra questi il dott. Serpelloni, rientrato a capo del Serd veronese dopo aver diretto per anni il Dipartimento nazionale delle politiche antidroga, in grande sintonia col ministro Giovanardi. Pare che complessivamente il Dipartimento nazionale abbia finanziato progetti per circa 50 milioni di euro. La Guardia di Finanza si è interessata all’impiego delle considerevoli cifre stanziate per progetti coordinati dall’Ulss 20, per un totale di 4 milioni e mezzo.

E’ interessante citarne alcuni:

“Edu” – rete di portali informativi e interattivi per studenti – 437 mila euro

“Alert 11” – ampliamento e potenziamento degli aspetti operativi biotossicologici – 395 mila euro

“Non è mai troppo presto” – drug test precoce per minori – 390 mila euro

“N.e.w.s. 2010” – sistema nazionale di allerta precoce – 250 mila euro

“Alert web monitoring” – monitoraggio on line della vendita di droghe e dell’organizzazione di eventi musicali illegali – 250 mila euro.

Per un totale di 14 progetti, più altri 4 sostenuti dalla Giunta Regionale.

Senza altri commenti o giudizi, se non impliciti, possiamo confrontare queste iniziative e questi numeri con le vicende dei detenuti che conosciamo, che per asserita mancanza di fondi sono costretti a stare chiusi in carcere, da dove mandano richieste inascoltate di aiuto ad essere curati non a dosi di metadone e psicofarmaci ma con i metodi e gli strumenti delle comunità terapeutiche e delle altre strutture territoriali.

31-1-15 – L’Arena: “Bonavina caccia Serpelloni e riorganizza tutto il Serd”

4-2-15 – L’Arena: “Serd, scontro frontale tra Serpelloni e Ulss20”