Dopo 22 anni ancora pagine e trasmissioni su Pietro Maso. Ogni pretesto fa brodo, stavolta perché ha finito di scontare la pena.
Sua e dell’editore Mondadori la scelta di volgare calcolo economico di mettere in vendita il libro autobiografico negli stessi giorni.
Ma il diritto all’oblio, il dovere etico per i giornalisti di non rimestare per anni e anni nello stesso calderone, non è solo a tutela della persona condannata; è anche un diritto dei lettori ad essere lasciati in pace. Che Maso, come ogni altro condannato, possa ricostruirsi la sua vita privata fuori da sguardi morbosi. Il giudizio penale c’è già stato e non tocca a noi rinnovarlo.
Basta, scrive una lettrice su L”Arena del 18 aprile, abbiamo diritto a rifiutare un’informazione ossessiva. Che cali il sipario sullo spettacolo di una tragedia.