Da detenuti a persone

Sono più di 20 i gruppi parrocchiali che si alternano nel carcere di Montorio per animare le celebrazioni liturgiche, che sono complessivamente 5 nella settimana: 2 nelle sezioni ordinarie, nella cappella grande del carcere (una messa e una liturgia della parola), 2 per gli autoisolati nella cappelletta della terza sezione (ma senza gruppi esterni), e 1 nella sezione femminile.
Per organizzarsi meglio, scambiarsi e ascoltare altre esperienze, i rappresentanti dei gruppi si incontrano qualche volta all’anno, e la sera del 5 novembre scorso, nella parrocchia di S. Giuseppe fuori le mura, hanno ascoltato la testimonianza di Paolo Bottura, volontario dell’associazione Ripresa Responsabile.

Paolo ha accennato alle iniziative esterne al carcere, di coinvolgimento della sua parrocchia a Bussolengo e di sostegno al reinserimento dei detenuti.
Ha raccontato poi più ampiamente le attività interne al carcere svolte da lui e dalla sua associazione.
Consistono nei colloqui con i “nuovi giunti”, cioè con chi entra a Montorio perché arrestato o trasferito da altro carcere, in collaborazione con altre associazioni che si sono spartite i turni settimanali in modo che nessun giorno rimanga scoperto; e soprattutto negli incontri di gruppo che chiamano “di spiritualità e ricerca”. Paolo partecipa inoltre a un progetto della Fraternità con incontri di gruppo in terza sezione sul tema dell’affettività.
Il carcere, ha spiegato, fabbrica i detenuti, producendo nel tempo un degrado che li riduce a quell’unico ruolo, di “detenuto” appunto; l’intervento dei volontari si propone di ricostruire la dignità e l’interezza della persona, la sua libertà interiore indipendente dalla costrizione esterna. Si propone di superare i sensi di colpa che soffocano, riflettendo invece sulla responsabilità verso le vittime.
Quando anche un detenuto, prima diffidente e chiuso, arriva ad aprirsi e raccontare la sua storia, è come se cominciasse a guardarla criticamente; allora si può cercare di rimettere assieme, di recuperare l’umanità lacerata. Una parte importante, nella complessità della ricostruzione, spetta alla festa, la festa di una risurrezione nella vita della persona e delle sue relazioni, come nel significato della celebrazione liturgica, dove appunto l’animazione e il canto dei gruppi sono attesi e graditi.