Cultura in carcere

Un pomeriggio speciale per le detenute della Casa Circondariale di Verona

Il 1° ottobre, nella biblioteca femminile della Casa Circondariale di Montorio/Verona si è svolto un incontro veramente interessante:  Marco Dalla Torre, scrittore che da sempre

si occupa di formazione, su invito di Fraternità è venuto da Milano per  presentare alle donne detenute e a noi volontarie la vita e l’opera di Antonia Pozzi (1912-1938), giovane poetessa (o “poeta”, come si definisce lei), che nella sua breve esistenza ha conosciuto l’amore e il dolore, e ha cercato il senso della vita e la bellezza  sulle vette delle montagne ma anche nella semplicità della vita quotidiana. Amante delle meraviglie della natura, soprattutto dei suoi monti, e profondamente legata a forti ed intime amicizie, ha saputo esprimere questo suo ricco mondo interiore in poesie caratterizzate da uno stile profondamente personale (attento al ritmo, alle scelte lessicali, alle immagini) e nello stesso tempo di facile comprensione.

Probabilmente parecchi sono i motivi per cui le donne delle sezioni femminili hanno partecipato con piacere e interesse all’incontro: tra questi la stretta relazione

tra poesia e vita nell’opera di Antonia Pozzi, il suo senso di fratellanza umana al di là della collocazione sociale, il suo profondissimo e insoddisfatto desiderio di amore, il grande bisogno di spiritualità (pur non connotata nelle forme religiose tradizionali) e la consapevolezza di essere “chiamata dal destino” a esprimere tutto ciò nella poesia. Ognuno di questi aspetti è stato illustrato dalla lettura di un particolare testo poetico.

Nell’incontro di sabato abbiamo vissuto “un tempo in carcere quasi fuori dal carcere”, nel senso che una riunione di questo tipo si sarebbe potuta tenere in una biblioteca civica, in una scuola, in Società Letteraria. Tale aspetto è molto importante: il mondo della detenzione è un mondo a sé, separato, mentre chi vi appartiene ha un forte bisogno di sentirsi parte della società e di veder riconosciuta la propria dignità umana. In questo caso le undici donne presenti all’incontro dall’inizio alla fine, pur trovando difficoltà ad esprimere il loro pensiero, hanno saputo rileggere versi, brevi espressioni o immagini che le avevano particolarmente colpite e con cui si erano sentite in sintonia. Le donne ristrette, infatti, non sono come le studentesse di una scuola che, pur con tutta la loro sensibilità, si affacciano per la prima volta alla vita; sono persone con un passato e un presente che pesa, con una esperienza di vita dolorosa che ha segnato la loro esistenza e che può diventare opportunità di crescita. Alla fine dell’incontro le partecipanti si sono portate nella propria cella fotocopie delle poesie con l’intenzione di rileggerle con calma; qualcuna ha detto “Poi vi spiegherò perché mi è piaciuto quel particolare testo poetico”.

L’incontro è stato qualcosa di diverso dal solito “pane quotidiano” del carcere e forse proprio per questo la partecipazione è stata numerosa; nello stesso tempo si è trattato di un piccolo seme che bisogna innaffiare e aiutare a crescere. Alla fine Marco Dalla Torre ha regalato il suo libro “Antonia Pozzi e la montagna” (ed. Ancora) alla biblioteca femminile, con una dedica per le donne detenute.

Un ringraziamento alla Direzione della Casa Circondariale perché ci ha dato la possibilità di effettuare questo incontro senza limiti di presenze, cosicché anche noi volontarie abbiamo potuto partecipare liberamente.

Le volontarie di Fraternità nella biblioteca femminile della
Casa Circondariale di Verona.

Per chi volesse approfondire: