Coronavirus, timori per i detenuti

di Maria Berlinguer

La Stampa, 9 marzo 2020

Rita Bernardini: “Amnistia o indulto per sfoltire le carceri. In Iran lo hanno fatto. Ci sono 8.000 detenuti condannati a 2 o 3 mesi: se uscissero si potrebbero sanificare gli edifici”. Pochi controlli, nessuna sanificazione sanitaria, “nessun presidio medico per i parenti che fino a ieri sono potuti andare a trovare i loro cari almeno in alcune carceri”.

Così raccontano le Associazioni. Tant’è che il caso dell’agente penitenziario di Vicenza contagiato dal Covid19 e oggi quello di un altro agente a Torino risultato positivo al test (notizia smentita dal capo del Dap, Francesco Basentini a radio Radicale) riporta di nuovo alla luce la drammatica delle carceri italiane dove il sovraffollamento rischia di gettare benzina sul fuoco della diffusione del virus. Il tutto senza che siano ancora state emanate direttive precise da parte del ministero della Giustizia.

Dalla notte del 7 marzo sono state annullate le visite dei familiari ai detenuti non solo nelle Regioni finora più coinvolte dall’emergenza. Ma in tutta Italia. Una misura forse tardiva. La Circolare precedente dal capo Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria è del 26 febbraio. I direttori degli istituti di Pena di alcune regioni del Nord e del Centro erano sollecitati ad avviare una capillare attività di informazione tra i detenuti e sospendere le attività lavorative esterne, a consentire i colloqui con i difensori solo in condizioni di sicurezza sanitaria. Dalle nuove disposizioni contenute nel Ddcm approvato nella notte nessun colloquio con i familiari sarà più consentito. A breve è atteso un decreto legge ministeriale con le nuove disposizioni.

Il sovraffollamento – La situazione resta però ad alto rischio. All’ultima rilevazione effettuata, i detenuti erano 61.230, a fronte di una capacità delle carceri di 47.231 posti. “In alcuni istituti di pena come a Taranto il sovraffollamento è del 200 per cento, la media è comunque del 130/100.

In alcune celle sono ristrette 9 persone ma anche per gli ergastolani dobbiamo pensare che due persone vivono i 9 metri.

Che succede se qualcuno si ammala? Le celle di isolamento sono pochissime”, sottolinea la radicale Rita Bernardini che con Nessuno Tocchi Caino chiede al governo e al ministro di Grazia e Giustizia un provvedimento di amnistia e indulto per sfoltire gli istituti di pena, facendo uscire chi deve è stato condannato a pochi mesi di reclusione.

“Persino in Iran l’hanno fatto” dice. “Sono 8.000 i detenuti condannati a due o tre mesi e altrettanti a meno di due anni. Se uscissero si potrebbe almeno sanificare gli edifici che sono in igieniche condizioni drammatiche, è di ieri la foto mandata da alcuni familiari che a Matera hanno incontrato i loro cari tra gli scarafaggi.

Una eventuale epidemia sarebbe particolarmente difficile per i molti detenuti che hanno patologie gravi, malati terminali e persone che hanno fatto la chemioterapia”. “E non abbiamo ancora nessuna notizia dal carcere di Lodi, che pure si trova in una zona a rischio. Sono molti i direttori che mi stanno chiamando”, prosegue Bernardini. “Finora infatti ogni decisione da prendere è stata scaricata sulle loro spalle: qualcuno ha stanziato migliaia di euro per dotare i detenuti almeno dei prodotti per igienizzare”.

Le visite saranno sostituite dalle telefonate, anche via Skype. “Ma solo il 40% delle carceri ha Skype. Inoltre sarebbe bene che ci fosse una parola chiara anche sulla possibilità di telefonare per tutti per una durata significativa”. Ma non sono solo i parenti a entrare e uscire dalle carceri. Lo fanno gli agenti penitenziari, gli operatori sanitari e i magistrati di sorveglianza. Bernardini sottolinea che ancora in questi giorni di emergenza nazionale da Covid19 “continuano a entrare in carcere detenuti, mentre non esce più neanche chi svolgeva i lavori socialmente utili”. Urgente dotare agenti e detenuti dei presidi medici (mascherine, disinfettanti) e procedere alla sanificazione degli istituti.

La Protezione civile monta tendoni per il Triage – Intanto la Protezione Civile sta montando davanti ad alcune carceri i tendoni per il Triage. A quanto pare non saranno disponibili per tutti.

La febbre, denuncia l’esponente storica dei radicali, inoltre verrà misurata solo ai nuovi detenuti. Non agli agenti penitenziari. Per Bernardini l’emergenza sanitaria va affrontata sfoltendo la popolazione carceraria. “Andrebbe ripristinata la liberazione speciale abolita nel 2015. Non basta come anticipa il Dpcm favorire misure alternative al carcere, serve un provvedimento serio, come l’indulto o l’amnistia” avverte Bernardini chiedendosi quanti sono ad oggi i braccialetti elettronici disponibili. Una domanda rivolta in diretta anche al capo del Dap che ammette di non conoscere la risposta.


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