i Liana Milella
La Repubblica, 30 marzo 2020
Durante l’Angelus Bergoglio lancia un appello per risolvere il problema del sovraffollamento nei penitenziari e per un cessate il fuoco globale nelle zone di guerra. Poco prima, nell’omelia in Santa Marta, ha rivolto un pensiero alla “tanta gente che piange” come gli anziani e i ricoverati e a coloro che non riescono a dare da mangiare ai figli a causa della pandemia.
“Il mio pensiero va in modo speciale a tutte le persone che patiscono la vulnerabilità per essere costrette a vivere in gruppo” come nel caso delle “case di riposo o caserme”. “In modo speciale vorrei menzionare le persone nelle carceri. Ho letto un appunto ufficiale della Commissione dei diritti umani che parla del problema delle carceri sovraffollate” che con la pandemia del coronavirus “potrebbero diventare una tragedia”. Lo ha detto il Papa all’Angelus chiedendo di “prendere le misure necessarie per evitare” queste tragedie.
Papa Francesco al termine dell’Angelus lancia un altro appello, per il cessate il fuoco in tutti i territori di guerra. “Nei giorni scorsi, il Segretario generale dell’Onu ha lanciato un appello per un “cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”, richiamando l’attuale emergenza per il Covid-19, “che non conosce frontiere!”, ha ricordato.
“Mi associo a quanti hanno accolto questo appello ed invito tutti a darvi seguito fermando ogni forma di ostilità bellica, favorendo la creazione di corridoi per l’aiuto umanitario, l’apertura alla diplomazia, l’attenzione a chi si trova in situazione di più grande vulnerabilità”, ha proseguito.
“L’impegno congiunto contro la pandemia, possa portare tutti a riconoscere il nostro bisogno di rafforzare i legami fraterni come membri dell’unica famiglia umana”. In particolare il Pontefice ha auspicato da parte dei “responsabili delle Nazioni e nelle altre parti in causa un rinnovato impegno al superamento delle rivalità” perché’ “i conflitti non si risolvono attraverso la guerra”. Anzi, “è necessario superare gli antagonismi e i contrasti, mediante il dialogo e una costruttiva ricerca della pace”.
Stamattina prima della messa in Santa Marta il suo pensiero è andato alla gente isolata e a quei genitori che non riescono a dare da mangiare ai figli, pregando per quanti sono nel dolore in questo periodo afflitto dall’epidemia del coronavirus. “Penso a tanta gente che piange: gente isolata, gente in quarantena, gli anziani soli, gente ricoverata e le persone in terapia, i genitori che vedono che, siccome non c’è lo stipendio, non ce la faranno a dare da mangiare ai figli.
Tanta gente piange. Anche noi, dal nostro cuore, li accompagniamo. E non ci farà male piangere un po’ con il pianto del Signore per tutto il suo popolo”. Papa Francesco ha ricordato, nella domenica del pianto, che “Gesù non può non vedere la gente e non sentire compassione”. La lettura del Vangelo di oggi è tra quelle che sottolineano con particolare forza l’umanità di Cristo: la morte di Lazzaro, il suo amico, cui lui reagisce con totale umanità prima di compiere uno dei suoi maggiori miracoli, la sua resurrezione. Nell’omelia, ha affermato e ricordato un dato quasi elementare nella sua complessità teologica: “Gesù sentì dolore”. Dolore dell’uomo e dolore di Dio, allo stesso tempo.