Cinema africano anche “Al di là del muro”

 

“Mi piace sentire che anche il nostro parere vale” commenta Ylber, “Da ora in poi non guarderò più i film con superficialità, starò attento alla fotografia e alla bravura degli attori”, dice Leonard, “Ogni film che abbiamo visto mi ha insegnato qualcosa. Potrò aiutare meglio mio figlio a non prendere la strada sbagliata”, dice Samson.

Dodici persone detenute nella Casa Circondariale di Montorio hanno composto quest’anno la giuria del premio speciale “Al di là del muro”, valutando sei lungometraggi del 35° Festival del Cinema Africano di Verona.

La giuria ha assegnato il primo premio a Madame Courage, film del regista algerino Merzak Allouache, perché “il regista ha centrato e ha reso chiaro il messaggio. Attori probabilmente non professionisti hanno reso la storia molto aderente al reale. La disgregazione del protagonista è data dalla famiglia, dalla povertà, dal lavoro che non c’è. Emergono anche i paradossi dell’Algeria, molto ricca e allo stesso tempo molto povera”.

Una menzione speciale è andata a Morbayassa, “per le immagini, per la fotografia e per il finale di speranza”. Cheick Fantamady Camara, regista di Morbayassa, è venuto in carcere ad introdurre la proiezione del suo film: si è detto commosso e colpito dalle osservazioni acute e partecipi della giuria. Di risposta, afferma Paolo: “E’ stato molto arricchente per noi avere ospiti importanti come il regista, il critico Tahar Chickaoui, i componenti della direzione artistica del Festival. Ci hanno fatti sentire importanti e ci hanno insegnato molte cose”.

Da quattro anni chi organizza il Festival del Cinema Africano di Verona ha dedicato parte delle proprie attenzioni alle persone detenute in carcere. L’esperienza è ogni anno diversa, non mancano mai le difficoltà organizzative caratteristiche di questo mondo complesso. I volontari dell’Associazione La Fraternità accompagnano le proiezioni e la fase di preparazione. Maurizio Mazzi commenta l’ultima edizione: “è mancata quest’anno la voce delle donne. Alcuni dei film proiettati davano spunti interessanti sulla questione femminile nelle varie culture africane”.

Vedere spaccati di cultura africana, conoscere un modo nuovo di guardare i film, poter valutare, avere l’occasione di discutere su questioni diverse, poter elaborare un giudizio condiviso: tutto questo è un’esperienza formativa, dentro e fuori.


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