Davanti alla chiesa e all’ex carcere degli Scalzi, un po’ soffocato dagli ulivi e ignorato dai turisti e da noi indigeni, mons. Chiot, allora cappellano del carcere, si sporge per controllare che non arrivi una guardia, mentre consegna un messaggio o un piccolo ricordo dei familiari a un detenuto. E’ un monumento di straordinaria forza espressiva.
Dietro l’ex muro di cinta, in un cortile visibile dall’esterno ma al quale si può accedere con una piccola manovra aggirante, un obelisco che dicono rappresentare un cipresso stilizzato riporta i nomi dei partigiani che assaltarono il carcere per liberare Roveda.
Sono entrambe opere di Vittore Bocchetta, che per breve tempo è stato prigioniero agli Scalzi; ma non è stata la sua esperienza peggiore. Fino all’11 agosto alla Gran Guardia è proiettato a ciclo continuo il video nel quale racconta la sua deportazione nei lager, la sua sopravvivenza e la meravigliosa fuga; nella mostra “Come stremata tu resisti…” sono esposti alcuni suoi quadri, sculture, bozzetti preparatori, schizzi e pagine di diari e commenti.
Ci sono anche alcuni bozzetti del cipresso (che sembrerebbe pensato per uno spazio più ampio dell’attuale) e di mons. Chiot; peccato manchi una spiegazione definitiva e autentica dell’atteggiamento del cappellano.
Giovedì 1 agosto alle 18, in sala Boggian di Castelvecchio, è previsto un incontro pubblico con Vittore Bocchetta.
24-7-13 – L’Arena: “Dai lager nazisti a Chicago. La mostra di Bocchetta”
27-7-13 – L’Arena: “Umanità dilaniata. Nasce da qui l’arte di Bocchetta
28-7-13 – Verona fedele: “Bocchetta una vita di resistenza”