Arena di pace: il grido di don Ciotti a favore della nonviolenza

“Un piccolo miracolo è avvenuto oggi, dopo 11 anni ci siamo ripresi l’Arena”, così ha iniziato il suo intervento padre Alex Zanotelli davanti alle 13.000 persone che si sono riunite in Arena in occasione della festa della liberazione per dire no agli F35 e sì al disarmo e alla nonviolenza.

 

Un’ Arena gremita di persone di ogni età riunite dalla voglia di festeggiare al meglio questo 25 aprile tra musica, video, interventi di grandi personalità (e un gran caldo!)

Tra i presenti vi erano anche alcuni detenuti del carcere di Montorio in permesso che hanno aiutato nella realizzazione dell’evento come volontari.

 

Il tema della giornata era il disarmo e uno degli interventi più attesi era quello del fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, emozionato nel ricordare quando anni fa in Arena presero la parola padre David Turoldo, Ernesto Balducci e Tonino Bello.

Ha sottolineato l’importanza di esserci ritrovati tutti in Arena per gridare che noi non vogliamo vivere in pace ma per la pace.

“Noi in Italia viviamo da anni una guerra silenziosa, perché le armi sono anche le scelte politiche e la burocrazia, ci sono sempre meno forme attive di coesione sociale”.

“Senza cultura – ha poi affermato don Ciotti- senza educazione e senza un’informazione libera non c’è speranza. Abbiamo bisogno di un’informazione seria, rispettosa, che non sia di parte. Ma in questa giornata non possiamo dimenticare che 9 milioni di persone nel nostro paese vivono la povertà relativa, 5 milioni vivono la povertà assoluta e le persone che in questo momento stanno vivendo un disagio lavorativo sono circa 7 milioni e a tutto questo si aggiungono i 6 milioni di analfabeti. […] Vogliamo prendere coscienza che è una situazione difficile ma vogliamo anche riconoscere il bene che c’è nel nostro paese, valorizzandolo e promuovendolo”.

 

A 100 anni di distanza dalla prima guerra mondiale, un secolo durante il quale sono state combattute 140 guerre, questo 25 aprile ha voluto essere un appello a non smettere di provare indignazione davanti alla violenza e alla morte, un appello al cambiamento e alla presa di coscienza.