76 morti in poco più di 10 mesi. È il numero di suicidi in carcere registrati fino ad oggi. Un record lugubre, terribile, inaccettabile. Mai prima d’ora era stato raggiunto questo abisso.
Sappiamo bene cosa si dovrebbe fare per evitare o contenere questo massacro quotidiano: depenalizzare e considerare il carcere solo come extrema ratio, moltiplicare le pene alternative, dare la possibilità al cittadino detenuto di iniziare un vero percorso di inclusione nella comunità. Chi è in custodia nelle mani dello Stato dovrebbe vivere in spazi e contesti umani che rispettino la sua dignità e i suoi diritti. Chi è in custodia dello Stato non dovrebbe togliersi la vita!
Insomma, sappiamo bene, perché ne discutiamo da anni, da decenni quali siano le strade per fermare la strage, ma la politica, quasi tutta la politica, è sorda perché sul carcere e sulla pelle dei reclusi si gioca una partita tutta ideologica che non tiene in nessun conto chi vive “dentro”, oltre quel muro che divide i “buoni” dai “cattivi”.
Insomma, non c’è tempo: il massacro va fermato qui ed ora. E allora proponiamo una serie di interventi immediati che possano dare un minimo di sollievo al disagio che i detenuti vivono nelle carceri “illegali” del nostro Paese.
1. Aumentare le telefonate per i detenuti. È sufficiente modificare il regolamento penitenziario del 2000, secondo cui ogni detenuto (esclusi quelli che non possono comunicare con l’esterno) ha diritto a una sola telefonata a settimana, per un massimo di dieci minuti. Bisognerebbe consentire ai detenuti di chiamare tutti i giorni, o quando ne hanno desiderio, i propri cari.
2. Alzare a 75 giorni i 45 previsti a semestre per la liberazione anticipata.
3. Creare spazi da dedicare ai familiari che vogliono essere in contatto con i propri cari reclusi per valorizzare l’affettività.
4. Aumentare il personale per la salute psicofisica. In quasi tutti gli istituti vi è una grave carenza di psichiatri e psicologi.
5. Attuare al più presto, con la prospettiva di seguire il solco delle misure alternative, quella parte della riforma Cartabia che contempla la valorizzazione della giustizia riparativa e nel contempo rivitalizza le sanzioni sostitutive delle pene detentive.
I firmatari
Roberto Saviano, scrittore
Gherardo Colombo, ex magistrato
Luigi Manconi, sociologo
Giovanni Fiandaca, giurista
Massimo Cacciari, filosofo
Fiammetta Borsellino
Mattia Feltri, giornalista
Francesca Scopelliti, Fondazione Tortora
Walter Verini, commissione Giustizia Senato
Anna Rossomando, vicepresidente del Senato
Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato
Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino
Marco Cappato, Associazione Luca Coscioni
Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace
Riccardo Polidoro, osservatorio carcere Ucpi
Gianpaolo Catanzariti, osservatorio carcere Ucpi
Michael L. Giffoni, ex ambasciatore italiano
Paolo Ferrua, giurista
Giovanni Maria Pavarin, presidente Tribunale di Sorveglianza di Trieste
Tommaso Greco, filosofo
Tullio Padovani, giurista
Ornella Favero e Redazione di Ristretti Orizzonti
Rossella Favero, Cooperativa AltraCittà
Annamaria Alborghetti, Commissione Carcere Camera Penale Padova