Anche in carcere i Medici per la Pace

Il carcere non è più una dimensione autonoma e distaccata dal resto della comunità, oramai è diventato un luogo d’incontro non solo di diverse culture ma anche di associazioni che interagiscono con la sua vita.

Una di queste associazioni è Medici per la Pace, la quale realizza progetti focalizzati su interventi di cooperazione socio-sanitaria; affiancando attività di educazione alla solidarietà e al rifiuto della discriminazione, e di formazione in ambito igienico-sanitario.

Dal 2010 al 2012 ha realizzato un progetto pilota all’interno della Casa Circondariale di Montorio, finanziato dal Centro Servizi per il Volontariato nella prima fase e dalla Banca Popolare nella seconda, con il quale si attuavano interventi di educazione e sensibilizzazione su tematiche di salute, sessualità ed igiene.

Il progetto consisteva in una serie di incontri con gruppi di detenuti, dapprima basati su attività di formazione e informazione e successivamente su momenti di dialogo e scambio; le tematiche riguardavano la diffusione di buone norme in materia di igiene personale, di sessualità e sanità; tutto questo ha permesso di instaurare rapporti di fiducia e confronto tra i formatori e i destinatari.

Gli incontri si sono svolti sia nel reparto femminile che maschile.

Manuela Veronesi, vicepresidente di Medici per la Pace, ci ha raccontato la sua esperienza nel reparto femminile:  il gruppo era molto numeroso e vario per i reati commessi: droga, reati amministrativi, prostituzione, furti aziendali e altri ancora.

Durante i vari incontri ha potuto constatare aspetti negativi e positivi; uno dei problemi riscontrati durante il progetto era la lingua, vista la presenza predominante di straniere; per ovviare a questo ostacolo si decise di trattare con immagini argomenti come la dignità femminile e la sessualità.

La meraviglia provata dalle volontarie fu che le detenute erano molto sensibili e comprensive ma soprattutto cercavano di mettere a proprio agio le “ospiti”; inoltre la partecipazione maggiore era italiana, le carcerate italiane erano curiose degli argomenti trattati ed più predisposte ad interagire.

Si è potuto constatare che alcune di loro erano più colte rispetto a quello che si poteva pensare, come a dire che la criminalità non è sinonimo di ignoranza! Il desiderio che si poteva riscontrare maggiormente era la richiesta di un lavoro.

Questo progetto ha dimostrato come questi percorsi formativi possano contribuire alla realizzazione del diritto alla salute per la popolazione carceraria, valorizzando così la concezione del periodo di detenzione come un’occasione di crescita e formazione finalizzata al reinserimento.

In conclusione, il lavoro svolto da Medici per la Pace ha dato risultati positivi, perché la popolazione carceraria ha effettivamente acquisito il valore della salute e l’importanza dell’igiene e della sessualità in generale, capendo quanto questi principi siano indispensabili anche e soprattutto in un ambiente come il carcere.