Era il 26 luglio del 1975, sotto il segno del leone, quando ha visto la luce la Legge numero 354, battezzata “Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà” e subito soprannominata “Riforma delle carceri”.
Era la prima volta che si prendeva sul serio e si cercava di attuare quanto stabilito quasi trent’anni prima dalla Costituzione; fino a quel momento le carceri erano rimaste extraterritoriali rispetto alla “Repubblica fondata sul lavoro” e sui diritti.
Venivano affermati alcuni principi fondamentali, per esempio che la pena non coincide con un rigido tempo di chiusura in carcere, ma che ha un grado di elasticità, di riduzione, di alternativa all’esterno, come strumento e riconoscimento del percorso rieducativo;
che la rieducazione dunque, stabilita dalla Costituzione come finalità, si avvale di figure professionali, di strutture, di organizzazione;
che la società esterna può entrare e collaborare alle attività educative; si intendono sia gli Enti istituzionali, sia altre associazioni, in particolare quelle di volontariato. Cade una barriera: il carcere è parte del territorio, i detenuti sono cittadini;
e, come cittadini o semplicemente come esseri umani, malgrado i reati forse commessi, portatori di diritti che permangono perché la custodia o la pena devono limitarsi a togliere la libertà. E c’è un giudice che li garantisce e che decide le modalità di esecuzione della condanna nel tempo.
Malgrado il segno zodiacale, non erano giorni da leone per la neonata legge, che ha passato qualche anno da pecora ignorata in attesa che si calmassero le burrasche dei conflitti sociali, degli attentati, dei gruppi violenti.
Solo il 10 ottobre 1986 una nuova legge, numero 663, modificando la precedente con sostanziali miglioramenti rilanciava l’adeguamento del sistema al dettato costituzionale. E’ nota come “La Gozzini”, dal nome di un suo rimpianto estensore. Poi sono intervenute altre leggine e regolamenti, sentenze interpretative e una fioritura di esperienze, richiami e condanne dall’Europa. ripensamenti, risvegli culturali e ritardi aberranti.
Per guardare avanti la Camera penale veronese propone di fermarsi e chiedersi a che punto siamo; organizza per questo una convegno sul tema “I primi quarant’anni dell’ordinamento penitenziario: Legge da riformare o solo da attuare?“, venerdì 13 novembre a partire dalle 14,30 all’auditorium Don Calabria di S. Zeno in Monte. Interviene una fitta schiera di operatori (a più diverso titolo) nell’ambito della giustizia.