I veronesi si sentono poco sicuri, soprattutto quelli che abitano in periferia. È quanto emerso dall’indagine Prin 2005-2007 svolta dall’unità di ricerca di Verona e coordinata dalla docente del dipartimento di Arte, Archeologia, Storia e Società dell’ateneo scaligero, Paola Di Nicola, nell’ambito del progetto nazionale “Terzo settore, mondi vitali e capitale sociale in Italia”, coordinato da Pierpaolo Donati dell’Università degli Studi di Bologna.
La ricerca, presentata lo scorso 5 novembre a Verona in occasione della sua pubblicazione, analizza il tema della coesione sociale che lega i veronesi tra loro e con la società nel suo complesso.
E circa la sicurezza percepita nella città scaligera, i dati sono poco confortanti. Se sul territorio nazionale il 14,1 per cento degli italiani si sente poco o per nulla sicuro, e nel Nord-est solo il 9,5 per cento dei residenti, sono infatti il 17,1 per cento i veronesi che si sentono insicuri e solo il 22 per cento si sente invece molto o completamente sicuro (contro il 53% degli italiani e il 40,1% dei veneti). Dati che, inoltre, restituiscono l’immagine di una città divisa, con un centro tutto sommato rassicurante e una periferia percepita invece come più pericolosa.
Ma i risultati della ricerca non si limitano a questo aspetto. Il fine dell’indagine è stato di determinare qual è il capitale sociale dei veronesi e determinare cosa circola realmente all’interno dei rapporti sociali e, se servono, come si manifestano concretamente gli aiuti. Al riguardo emerge un dato sorprendente rispetto al sostegno morale e psicologico: le cerchie meno affidabili sono quelle familiari (92%), che però si collocano al primo posto in caso di necessità di denaro. Per il sostegno morale invece i veronesi preferiscono rivolgersi a colleghi di lavoro e amici (in entrambi i casi: 94,1%) e, soprattutto, a chi frequentano all’interno dei contesti associativi (94,4%).
Il mondo delle associazioni – tra sportive, culturali o di volontariato – ha infatti un ruolo di assoluto rilievo nella vita dei veronesi che, nel 57,7 per cento dei casi, le considerano affidabili. “A Verona non mancano certo i volontari – fa sapere il direttore della Caritas diocesana di Verona, Monsignor Giuliano Ceschi, che poi chiarisce: “C’è però la tendenza a dare un aiuto sporadico e quando è ora di sporcarsi davvero la mani in molti si tirano indietro”.