Se chiediamo al buon Dio di provvedere anche al nostro pane quotidiano, non c’è da stupirsi se i cappellani del carcere si preoccupano della carta igienica. Una testimonianza d’amore (o un laico "mi prendo cura")
sarebbero incoerenti se non badassero anche alle necessità della vita di ogni giorno, quelle che danno dignità e rispetto ad ogni persona. E che sono appunto considerati diritti umani, segno di civiltà, indipendentemente da ogni altra condizione.
Diversamente sembrano pensarla il ministro della giustizia ed il governo del quale finora fa parte, che tagliano sempre più ferocemente le risorse destinate al personale, alla funzione rieducativa della pena, perfino al vitto e agli altri beni essenziali, stabiliti dalla legge per i detenuti, soprattutto per la maggioranza tra loro che non ha fondi propri e nemmeno il sostegno di una famiglia.
Dalle pagine del settimanale diocesano Verona fedele fra’ Beppe invita le parrocchie e le persone di buona volontà a raccogliere i beni di cui dà un sommario elenco: sapone, dentifricio, shampo, carta igienica, prodotti per l’igiene, biancheria. Possono essere consegnati anche alla Fraternità e saranno poi distribuiti ai detenuti dalla S. Vincenzo e dai cappellani.
Fra’ Beppe propone anche di organizzare giornate di sensibilizzazione e di pensare alle famiglie rimaste, con l’arresto di un congiunto, senza fonte di sostentamento.
Dopo la pubblicazione dell’appello già numerose persone hanno telefonato in Fraternità o consegnato gli oggetti raccolti.
Leggi l’articolo su Verona fedele del 10 luglio 2011: "Dal carcere: ‘Qui manca anche il sapone’