Santa Maria Capua Vetere, Draghi in visita al carcere: «Scossa la coscienza degli italiani»

di Valentina Santarpia – Corriere della sera

Il presidente Draghi a S. Maria Capua Vetere

Il premier Mario Draghi oggi è in visita, insieme alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove si sono verificate le violenze contro i detenuti che hanno portato all’apertura di un’inchiesta con più di 150 indagati. «Venire in questo luogo oggi significa guardare da vicino per iniziare a capire- spiega Draghi – Quello che abbiamo visto negli scorsi giorni ha scosso nel profondo le coscienze degli italiani. E, come ho appreso poco fa, ha scosso nel profondo la coscienza dei colleghi della polizia penitenziaria che lavorano con fedeltà in questo carcere». Le immagini terribili viste su tutti gli organi di informazione, con i detenuti torturati, umiliati, e picchiati, sono immagini che il governo non «ha intenzione di dimenticare», perché quelle che si registrano a Santa Maria Capua Vetere non sono trionfi, ma «le conseguenze delle nostre sconfitte» . Le indagini in corso «stabiliranno le responsabilità individuali– ricorda Draghi- Ma la responsabilità collettiva è di un sistema che va riformato». «Ci sono migliaia di detenuti in più rispetto ai posti letto», una condizione che non permette all’istituto carcerario di svolgere il suo ruolo, perché «la detenzione deve essere recupero, riabilitazione. Gli istituti penitenziari devono essere comunità. E dobbiamo tutelare, in particolare, i diritti dei più giovani e delle detenute madri. Le carceri devono essere l’inizio di un nuovo percorso di vita», e «non può esserci giustizia dove c’è abuso, non può esserci rieducazione dove c’è sopruso». Draghi sottolinea che «i diritti vanno sempre protetti, in particolare in un contesto che vede limitazioni alla libertà».

Il ringraziamento a chi lavora con dedizione

Inoltre Draghi ricorda che «l’Italia è stata condannata due volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il sovraffollamento carcerario. Ci sono quasi tremila detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili. Negli istituti campani sono circa 450. Sono numeri in miglioramento, ma comunque inaccettabili. Ostacolano il percorso verso il ravvedimento e il reinserimento nella vita sociale, obiettivi più volte indicati dalla Corte Costituzionale». Eppure, non bisogna dimenticare la lealtà e l’attaccamento al servizio di chi opera per la sicurezza sociale, ricorda il presidente del Consiglio, per evitare che nel calderone della condanna sociale e mediatica finiscano anche gli onesti: «In un contesto così difficile, lavorano ogni giorno, con spirito di sacrificio e dedizione assoluta, tanti servitori dello Stato. La polizia penitenziaria, in grande maggioranza, rispetta i detenuti, la propria divisa, le istituzioni. Gli educatori assicurano le finalità riabilitative della pena». «I mediatori culturali assistono i carcerati di origine straniera. I volontari permettono molte delle attività di reinserimento», aggiunge, comunicando il suo ringraziamento a chi svolge il suo dovere correttamente.