UN ANTICO “MIGRANTE” HA VARCATO I CANCELLI DI MONTORIO
Poco dopo le 10, nella prima mattina grigia e ventosa di dicembre, l’autovettura che da più di due mesi trasporta le reliquie del corpo di S. Zeno, Vescovo di Verona, attraverso il territorio veneto per incontrarsi con la gente ha fatto il suo ingresso nella Casa Circondariale di Montorio, proveniente dalla chiesa di S. Zenone degli Ezzelini, a Treviso.
Coadiuvato dalla Cappellania, l’abate della basilica di S. Zeno mons. Gianni Ballarini ha presieduto l’incontro, avvenuto nella chiesa per buona parte riempita da uomini e donne ristretti, al quale erano presenti il Direttore, il Vicecomandante e alcuni Agenti della Polizia Penitenziaria, la Garante dei detenuti e volontari.
Sottolineando “l’eccezionalità dell’evento, a 1650 anni dalla morte del Santo”, ne ha brevemente tracciato la vita.
Zenone, nato attorno al 300 nell’allora Mauritania, lasciata l’Africa, giunse, forse provenendo da Aquileia, a Verona, dove spese la sua vita “annunciando la Buona Novella e testimoniando la gioia di credere al Signore Gesù, amato anche dagli ortodossi e dai popoli dell’est”. Si racconta che, nella sua sobrietà, pescasse personalmente in Adige i pesci per nutrirsi.
Il suo messaggio e i suoi miracoli, narrati nelle formelle del portale bronzeo della basilica a lui dedicata, ”ha lasciato un’eco profonda in quanti, credenti e non, ritornano anche oggi alle radici della nostra città”, di cui è patrono e simbolo.
Il piccolo coro di detenute, con Sr. Alessandra alla chitarra, ha alternato le parole intonando semplici melodie africane.
“Tutti abbiamo bisogno di incontrare qualcuno che ci regala un sorriso – ha continuato l’abate – e “San Zen che ride”, segno della sua umanità e benevolenza verso tutti, ci è maestro e, in special modo quest’anno, padre della fede.
Particolarmente toccante è stato poi il momento in cui tutte le persone presenti, ordinatamente a due a due, si sono avvicinate alla preziosa urna, che resterà a Montorio un paio di giorni prima di continuare il suo pellegrinaggio, e hanno ricevuto dall’abate un’immagine del Santo, compresi i detenuti che hanno fatto ritorno poi alle proprie celle portando ciascuno nel cuore chissà quale ricordo, domanda, rimpianto, desiderio, speranza….