Questo è il titolo con cui il 28 e 29 gennaio si è celebrata nella parrocchia di Santa Maria Maddalena al Saval, la “Giornata dell’amicizia”.
Dai ricordi di una volontaria di Fraternità:
Domenica 29 gennaio: giornata dell’amicizia … e della speranza
Domenica 29 gennaio, grande fermento nella parrocchia di Santa Maria Maddalena al Saval: è una giornata importante, dedicata alla sensibilizzazione sulle tematiche della pena, sulla realtà del carcere, sulle problematiche relative ai detenuti. La comunità parrocchiale vi ha dedicato il sabato e la domenica: ha riflettuto, ha pregato, ha preso l’iniziativa di raccogliere prodotti per l’igiene personale da mettere a disposizione dei detenuti; ha pensato al modo con cui svolgerla, in particolare all’accoglienza, perché tutto il giorno fosse un’esperienza forte da ricordare.
Da anni si svolgeva l’iniziativa, ma le restrizioni per fermare la pandemia di COVID l’hanno ridotta. Quest’anno il parroco con i collaboratori pastorali ha voluto riproporla: un’occasione importante per la ricchezza delle sollecitazioni che può risvegliare in tutti noi. Lineare nel suo svolgersi, ma molto intensa nel suo significato.
Il momento più forte è stato alla S. Messa delle ore 11.00: la comunità ha atteso e accolto cinque detenuti, alcuni con i famigliari, un gruppo nutrito di volontari dell’associazione La Fraternità, e ha celebrato con loro l’Eucaristia domenicale, la quarta del Tempo Ordinario.
Al momento della proclamazione del Vangelo, è risuonata una Parola indimenticabile nella chiesa gremita di fedeli in ascolto profondo, le Beatitudini: “Beati i poveri in spirito … Beati i miti … Beati i misericordiosi … Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia … Dio sarà la loro forza, sarà per loro misericordia!”
Non posso nascondervi l’emozione!
L’omelia è stata affidata al diacono don Fabio, che ci ha aiutato ad accogliere in profondità la Parola e poi a riflettere sulla pena, sul carcere, sul disagio delle famiglie dei detenuti, invitandoci ad un cambiamento di mentalità: mettere al bando pregiudizi e chiusure, per diventare accoglienti e misericordiosi verso chi ha sbagliato. Il diacono ha ringraziato la comunità parrocchiale per il gesto offerto in questa giornata: uno spazio di “normalità” a chi sta scontando la pena e ai suoi famigliari.
Il carcere così com’è serve a poco, è frutto di una visione della pena che poco si addice al recupero della persona, una visione punitiva; può però diventare occasione per fare i conti con la propria vita, con se stessi, con Dio, quindi luogo di riscatto sociale e spirituale, soprattutto se i detenuti trovano persone che si mettono loro accanto, siano essi educatori, psicologi, assistenti o volontari.
Dopo la Messa, il pranzo negli spazi parrocchiali: abbiamo respirato cordialità e semplicità, mentre gustavamo le portate, preparate con amore dal gruppo cucina e servito in tavola da un gruppo di simpatici giovanissimi.
A tavola abbiamo conversato, ci siamo conosciuti, ci siamo raccontati. In tutti il desiderio di incontro, di ascolto, di fraternità.
Ad un certo punto, Fabio ha preso l’iniziativa di invitare i detenuti a raccontare la loro esperienza e i partecipanti a fare domande. Ne è nato uno scambio aperto: come si può sbagliare e finire in cella; come si vive in carcere; le relazioni difficili tra detenuti, il bisogno di impegnare in modo costruttivo le lunghe giornate tutte uguali, riuscendo magari a lavorare; il desiderio di libertà, che è ciò che più manca.
E poi tutti insieme a fare quattro passi al sole, sull’amena pista ciclabile del quartiere.
Salutandoci, ci siamo ringraziati a vicenda per la bella giornata trascorsa insieme, per il tempo prezioso che ci siamo dedicati l’un l’altro, promettendoci un arrivederci al prossimo anno.
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Colgo l’occasione di questo spazio, per esprimere, anche a nome di Associazione La Fraternità, un affettuoso ringraziamento al parroco don Elvis, a tutta la comunità parrocchiale, al personale di cucina e di sala per aver condiviso una giornata di amicizia e di bella umanità.