Siamo nella biblioteca femminile della Casa Circondariale di Montorio, dove alcune volontarie di Fraternità, da alcuni anni ormai, cercano con la loro presenza di creare uno spazio per rielaborare, esprimere e condividere esperienze. In uno di questi momenti in cui vite diverse si aprono, si incrociano, si ascoltano, un piccolo gruppo di donne, intorno ad un tavolo, leggono la poesia: “Io sono” di Wilslawa Szimborska. Quasi per gioco, ciascuna aggiunge una sua strofa a quei versi e la scrive su un petalo colorato di quello che diventerà un unico grande fiore. é così che fioriscono i petali di una “poesia a ricalco”, parole semplici che trasudano sofferenza, ma anche speranza, soprattutto parole vere, dense di una profonda umanità, in cui ritroviamo vissuti espressi con l’autenticità di chi ha deciso di mettersi in gioco e di condividere esperienze di un passato che, per quanto pesante, non può impedire al futuro di aprirsi a nuovi orizzonti.
E’ stato realizzato un libretto a forma di fiore: chiuso ha la forma di un petalo, ma aprendolo forma una grande corolla colorata. Sui petali rosa sono scritte le strofe della Szimborska, su quelli colorati le strofe delle donne.
IO SONO…
La riscrittura delle donne della C.c. di Montorio
Io sono colei che guarda al di là
delle sbarre della finestra
e vede la vita andare avanti
il sole sorgere e tramontare
non fermandosi mai
Io sono colei che cerca, guardando il cielo stellato,
tante risposte
Io sono colei che in questa prigionia del corpo
lascia libero il cuore di amare
C.
Io sono l’insieme del mio passato
e del mio presente,
e dei progetti per il futuro;
sono colei che la morte
l’ha vista in faccia più di una volta
e sempre l’ha respinta perché
…perché non era il momento.
Colei che, nonostante tutte le cadute,
si è sempre saputa rialzare
e che lo farà anche ora
Perché sì, io sono colei che,
pur con la coscienza dei propri errori,
pur facendo i conti con sé stessa,
crede ancora in un futuro.
M.
Io sono colei che in questo momento,
priva della libertà,
cerca lo stesso di vedere una luce.
M.
Io sono colei che va
oltre la superficialità
in cerca della vera sostanza
delle cose e delle persone
S.
Io sono io, sono S.
Anche se non so scrivere
posso donare una grande saggezza,
quella che la vita ha impresso in me
come in un prezioso libro vivente
S.
Io sono colei che dopo il buio
vede sempre la luce…
C.
Io sono la sofferenza e l’allegria
sono la donna e la bambina
sono la figlia e la mamma
sono niente e sono tutto
sono di qualcuno e di nessuno
sono il bello che comporta un paradosso
A.
Wislawa Szymborska, Io sono
La poetessa polacca, premio Nobel per la letteratura nel 1996, si sofferma su una serie di immagini che definiscono la sua identità e che le suggeriscono un sentimento di appartenenza, che contribuiscono a farla sentire parte di qualcosa di più grande.
Io sono colui che guarda al di là,dall’alto della sua finestra
e vede i monti, la pianura, il mare
e quella linea continua che li delimita dal cielo
e non muta mai.
Io sono colui che s’incanta
e affascina vedendo il giorno divenire notte
e da ogni tramonto si aspetta un giorno diverso.
Io sono colui che crede in Dio,
grande, immenso e infinito come l’universo
e si sente piccolo tra tutte le cose del creato.
Io sono colui che scruta nel cielo buio la stella più luminosa,
pensando che ognuno ne abbia una sin dalla nascita.
Io sono colui che ha sofferto la vita invitando la morte,
scoprendo così la gioia di vivere.
Io sono colui che ha amato amori diversi:
per la vita, per la madre, per il padre,
per le sorelle, per la moglie, per la passione, per gli insetti e,
il più grande, per i figli.
Io sono colui che pone mille domande alla vita
ed ha ottenuto poche certezze.
Io sono ciò che la vita mi ha donato
e vivo in ciò che ho creato.
Io sono colui che non vuole avere un nome,
sono polvere pensante e polvere tornerò.
Io sono colui che in questo momento di amarezzaaffida il proprio passato al vuoto candido di questa pagina