"Se ogni comunità civile o ogni parrocchia si prendesse a carico uno o più carcerati – scrive il Vescovo di Verona Giuseppe Zenti dopo una visita al carcere di Montorio e dopo aver ascoltato le richieste dei detenuti e i consigli dei cappellani – per assicurare loro, con la preghiera e con l’affetto, quanto necessita, (..) si sentirebbero meno isolati e si aprirebbero a maggior speranza. Come fratelli adottati."
"Da ricordare poi – prosegue il Vescovo – alle comunità civili e parrocchiali il dovere di solidarietà nei confronti delle famiglie che hanno una persona in carcere".
E ribadisce ancora il dovere, sempre da parte delle comunità civili ed ecclesiali, "di assicurare
spazi abitativi che facciano da ponte dall’uscita dal carcere alla vita normale civile."
Un forte impegno di coerenza che non può essere ignorato, in primo luogo dai Vicari foranei e poi dai parroci e dalle comunità parrocchiali. Si tratta ora di tradurlo in indicazioni organizzative, di definire modalità di collaborazione con la cappellania e le associazioni, come la Fraternità, che più conoscono e operano nel mondo della pena.