URLA SENZA SUONO
27 aprile 2019
classe 3G Messedaglia
LUCA: Sabato 27 aprile la mia classe ha avuto la fortuna di poter fare un’uscita didattica per conoscere i vari luoghi di detenzione a Verona in epoche diverse. Le guide, ex professori amanti della storia, sono volontari della cooperativa La Fraternità.
ETTORE: Durante l’arco di tutto il percorso gli studenti sono stati accompagnati da una guida che spiegava in modo molto dettagliato tutte le tappe visitate soffermandosi spesso sulle angherie che i carcerati erano costretti a subire.
GIANCARLO: La nostra guida ci ha mostrato alcune porte, a prima vista non visibili, che all’epoca erano delle celle; ci ha raccontato di alcune pene
applicate in passato molto brutali. Per esempio alcuni condannati venivano
appesi per le braccia a delle barre di ferro presenti nel porticato che divide
piazza dei Signori con le Arche Scaligere.
MATTEO: In passato, durante il Medioevo le pene consistevano principalmente in sanzioni pecuniarie o in crudeli punizioni corporali…
LEONARDO: Cosa significa essere prigionieri? Cosa si prova ad essere
prigionieri? Quali erano le pene in passato? Queste sono alcune delle domande sulle quali verte il percorso “Urla senza suono” promosso dalla associazione onlus “La Fraternità”, che attraverso dei volontari porta gli studenti alla riscoperta dei luoghi dedicati alle pene a Verona per farli ragionare sulla crudeltà di alcune e sull’ingiustizia di altre.
Tutti questi posti però hanno in comune il fatto che sembrano essere
dimenticati. Alcuni sono stati riadattati, altri semplicemente lasciati in disparte o ricordati per motivi ben più gioiosi. Lo scopo di questo percorso è evitare questo oblio storico nei confronti delle carceri, per ricordarci i valori della libertà e di giustizia che abbiamo raggiunto oggi.
Le urla dei carcerati di allora non sono passate in silenzio, ma sono state
ascoltate solo molti anni dopo (per alcuni, secoli, per altri millenni) per portare alle innovazioni della giustizia odierna, e se ci dimentichiamo di queste urla, allora non riusciremo mai ad accrescere verso la civiltà. Se ci dimentichiamo, le loro urla saranno davvero passate senza suono.
PIETRO: Abbiamo riflettuto sui cambiamenti avvenuti nel tempo: una volta la gente andava contro la legge rubando per necessità (era presente una grande povertà) e rischiava l’impiccagione o la decapitazione in piazza; mentre ora le conseguenze delle azioni illegali sono state ridimensionate.
FILIPPO: È molto affascinante ripercorrere la storia attraverso le varie prigioni dislocate nella nostra grandiosa città, le condizioni di vita dei detenuti e le pene ad essi inflitte rappresentano fedelmente la mentalità e le usanze delle varie epoche. La privazione della libertà rimane il denominatore comune che unisce presente e passato. Non è facile oggi, come non lo era allora,
commisurare le varie pene e differenziarle per i vari reati e talvolta capita che non ci si trovi d’accordo con la legge, ma non si dovrebbe mai dimenticare che il confine della legalità pur essendo in alcuni casi sottile o discutibile è stato stabilito bene comune.
LORENZO Z.: È sempre giusto, quindi, seguire la legge? Se le leggi sono poste solamente in base alle esigenze della maggioranza, opprimendo quindi la minoranza, sarà dovere di quest’ultima protestare per ottenere una legge che coincida con i bisogni di entrambe le parti.
FRANCESCO: Qual è lo scopo di un’uscita didattica se non quello di aumentare la nostra conoscenza vivendola di persona? Ebbene, questa breccia nel passato si è rivelata veramente utile nell’apprendimento. La guida è stata molto chiara e ha sicuramente fatto riflettere: un tempo i sovrani imponevano delle leggi che avvantaggiavano maggiormente loro stessi, solitamente a discapito dei sudditi.
LAMYAE: Alcuni venivano racchiusi per colpa di essere qualcuno, come ad
esempio ebrei o catari ecc… ciò era ed è sbagliatissimo ognuno di noi è diverso che sia in religione, culture o tradizione o lingua o colore non fa differenza, perché vi è un abisso fra un concetto legale e un concetto giusto, non si può ritenere un concetto legale sempre giusto.
PIETRO M.: …è importante comprendere come gestire il rapporto crimine-
pena per il quale ognuno ha un suo pensiero: il più famoso è quello di Dante che nel suo inferno immaginava schiere di dannati scontare per l’eternità la pena per i peccati commessi in vita (logica retributiva ) e al tempo stesso immaginava un luogo, il purgatorio, in cui i penitenti scontavano una pena temporanea in attesa di giungere in paradiso (logica riparativa ). Ma non è incutendo terrore che si debella il crimine: mostrare alle persone le conseguenze cui possono portare determinate azioni è solo una parte della soluzione.
ELISA: l’unico modo per sentirsi ancora vivi era far sentire la propria voce,
urlare fino ad oltrepassare le piccole inferrate e raggiungere le orecchie dei
passanti o dei famigliari che urlavano a loro volta per poter comunicare con i loro cari, e quando la voce se ne andava rimaneva un unico altro modo per non essere dimenticati: lasciare un segno, una prova tangibile della loro esistenza. Quanto dovevano essere disperati per intingere le loro dita tra i loro fluidi corporei misti a polvere e chissà cos’altro pur di restare collegati a quella poca umanità rimasta loro scrivendo il proprio nome. Quelle urla saranno state indimenticabili per i paesani delle città, ma dopo la morte dei loro proprietari si sono ben altro che estinte, il loro eco riecheggia ancora tra le mura del nostro tempo portando con sé la voglia di una giustizia veramente definita tale, che prenda atto di ogni varia situazione e stili un esito utopicamente corretto.
MARCO: Le persone al potere hanno potuto abusare della loro carica perché protette dalla legge, anche quando compivano azioni immorali e ingiuste.
Questo dimostra come non sempre azioni che non infrangono la legge siano per forza eticamente accettabili e viceversa. Per questo non bisogna aver paura di mettere in discussione le azioni immorali che una persona compie anche se rientrano nella legalità; il confine della legalità è infatti qualcosa di mutabile, che spesso cambia anche solo tra due stati.
GIULIO: La storia dimostra come legge non significa giustizia, citando le leggi razziali varate durante il fascismo come episodio più eclatante e recente della storia.
FEDERICO: Certe volte succede che l’assurdo supera l’impossibile e a quel
punto ci rendiamo conto che non tutto ciò che è legale è sempre giusto. Basti pensare al genocidio degli ebrei o al massacro dei pellerossa: furono realizzati nella totale legalità, ma non per questo sono da ritenere giusti.
ENRICO: …. possiamo sperare che i comportamenti di ciascuno seguano la via della legalità, dobbiamo però tenere presente che “legalità” e “illegalità” non hanno connotazioni strettamente positive o negative, questo è ancor più vero quando entrano in campo leggi che portano alla discriminazione di una fetta di popolazione, gran parte delle volte una minoranza, appoggiate dalla legalità, ma non di certo dalla “legalità morale” di ogni uomo
ALESSANDRO: Molti edifici nella città di Verona, seppure ai giorni nostri non lo facciano trasparire, erano destinati alla detenzione e alla pena. Percorrendo un itinerario storico di questi luoghi, di cui solo il carcere di Montorio è ancora “funzionante”, ci si può stupire dell’utilizzo che ne veniva fatto e come le decisioni giudiziarie siano cambiate con il passare del tempo. Nel nostro Paese l’immagine del carcere è cambiata radicalmente rispetto a qualche decennio fa: se prima era luogo di pena corporale o di condanna a morte, con lo scopo
principale di terrorizzare pubblicamente le folle per dissuaderle dal compiere reati, oggi, al contrario, ha il compito di rieducare e di consentire il reinserimento del detenuto nella società.
GIACOMO: Penso che avere visto i luoghi delle pene possa aver dato la
possibilità di provare delle sensazioni nuove sulle quali riflettere. Io
personalmente sono del parere che se un cittadino è stato processato e
dichiarato colpevole debbano essere applicate le leggi del caso….
Per quanto riguarda il discorso pene, concordo pienamente con le affermazioni della guida: non è efficace esibire punizioni clamorose per risolvere il problema di base, ossia la povertà, ma bisogna agire sulle cause.
NICCOLÒ: oggi chi esce dal carcere spesso è solito continuare ad infrangere la legge. Una delle soluzioni possibili potrebbe essere quella di seguire maggiormente i detenuti in modo che, finita la loro pena, possano reinserirsi nella società e trovare un lavoro onesto.
razziali varate durante il fascismo come episodio più eclatante e recente della storia.
FEDERICO: Certe volte succede che l’assurdo supera l’impossibile e a quel
punto ci rendiamo conto che non tutto ciò che è legale è sempre giusto. Basti pensare al genocidio degli ebrei o al massacro dei pellerossa: furono realizzati nella totale legalità, ma non per questo sono da ritenere giusti.
ENRICO: …. possiamo sperare che i comportamenti di ciascuno seguano la via della legalità, dobbiamo però tenere presente che “legalità” e “illegalità” non hanno connotazioni strettamente positive o negative, questo è ancor più vero quando entrano in campo leggi che portano alla discriminazione di una fetta di popolazione, gran parte delle volte una minoranza, appoggiate dalla legalità, ma non di certo dalla “legalità morale” di ogni uomo
ALESSANDRO: Molti edifici nella città di Verona, seppure ai giorni nostri non lo facciano trasparire, erano destinati alla detenzione e alla pena. Percorrendo un itinerario storico di questi luoghi, di cui solo il carcere di Montorio è ancora “funzionante”, ci si può stupire dell’utilizzo che ne veniva fatto e come le decisioni giudiziarie siano cambiate con il passare del tempo. Nel nostro Paese l’immagine del carcere è cambiata radicalmente rispetto a qualche decennio fa: se prima era luogo di pena corporale o di condanna a morte, con lo scopo
principale di terrorizzare pubblicamente le folle per dissuaderle dal compiere reati, oggi, al contrario, ha il compito di rieducare e di consentire il reinserimento del detenuto nella società.
GIACOMO: Penso che avere visto i luoghi delle pene possa aver dato la
possibilità di provare delle sensazioni nuove sulle quali riflettere. Io
personalmente sono del parere che se un cittadino è stato processato e
dichiarato colpevole debbano essere applicate le leggi del caso….
Per quanto riguarda il discorso pene, concordo pienamente con le affermazioni della guida: non è efficace esibire punizioni clamorose per risolvere il problema di base, ossia la povertà, ma bisogna agire sulle cause.
NICCOLÒ: oggi chi esce dal carcere spesso è solito continuare ad infrangere la legge. Una delle soluzioni possibili potrebbe essere quella di seguire maggiormente i detenuti in modo che, finita la loro pena, possano reinserirsi nella società e trovare un lavoro onesto.
MARTINA: Carcere, dal latino. carcer -ĕris ‘sbarre del circo’, il carcere è proprio una gabbia come quelle del circo, si viene trattati come degli animali, non si va da nessuna parte. Non si cammina: si fa del moto, un moto senza luogo, un moto perpetuo e astratto avanti e indietro per la cella.
ELISA: Prima di questa uscita non avevo idea del fatto che siamo
completamente circondati da edifici ex-carceri e ciò mi ha fatto riflettere sul rapporto che in passato c’era tra il crimine e la pena e il rapporto che invece c’è adesso. Le domande che si porgono spontanee sono: è corretto il metodo
che si usava in passato per far scontare la pena? È corretto oggi? É utile? Ma soprattutto, legale significa sempre giusto?
DAVIDE: Il progetto “urla senza suono” è davvero una bella iniziativa per
prendere atto di come Verona inizialmente fosse, completamente diversa da adesso. Un altro punto di riflessione affrontato, correlato alla visita dei carceri, è: che cos’è un crimine? Oggi un crimine è un’azione che va contro le leggi imposte dallo stato, quindi un criminale è qualcuno che non rispetta delle importantissime leggi emanate dal governo.
Una volta però, lo dimostrano tutti i luoghi penitenziari visti a Verona, un
criminale era qualcuno che non era d’accordo con le idee del governatore e
proprio per questo veniva incarcerato in condizioni pessime o addirittura
giustiziato davanti a tutta la popolazione per evitare che qualcuno
commettesse lo stesso crimine. Forse da questo punto di vista c’è stata
un’evoluzione dal passato al presente.
EUGENIO: Il 27 aprile abbiamo avuto la grande occasione di celebrare il giorno della liberazione con la visita dei più importanti luoghi di prigionia. Le tappe proposte e le esaurienti descrizioni sono state interessanti e coinvolgenti, meritando una riflessione. La domanda proposta è se la legalità corrisponde sempre alla giustizia…
È giustizia potere avere un dimezzamento di pena perché si commette un
brutale omicidio in preda alla gelosia oppure avere uno sconto perché tutelati dal delitto d’onore? È giusto sopprimere l’opposizione imprigionandoli? È
giustizia avere la possibilità di uccidere e segregare uomini, donne e bambini perché di un’altra cultura e paese? Tutte e tre queste domanda hanno una sola risposta: no.
TOMMASO: questa uscita didattica è stata sicuramente interessante
soprattutto perché ha fatto scoprire degli aspetti diversi di luoghi che si vedono bene o male tutti i giorni, ma dei quali non si conosce a pieno la storia.
ALESSANDRA: …. questa uscita didattica è stata molto interessante perché ci ha dato la possibilità di riflettere sulla pena. Tante volte nessuno di noi si
sofferma su questo argomento perché si pensa che sia una cosa molto lontana, invece non è così, basta un semplice incidente durante il corso della vita per cambiare questo pensiero.
PIETRO: Venire a conoscenza delle storie che hanno portato i carcerati a
scontare la propria pena contribuisce in modo sostanziale alla
responsabilizzazione civica.
Trovo dunque che il progetto “Urla senza suono”, da un certo punto di vista, non abbia centrato in pieno il percorso sulla sensibilizzazione all’argomento in
oggetto. Si è infatti concentrato un po’ troppo sul nozionismo riguardante la storia dei vari carceri, senza invogliare alla riflessione.
A mio parere, essendo più dispendioso conferire con un detenuto in carne ed essa, sarebbe almeno importante entrare nei luoghi della pena, per
comprendere meglio l’ulteriore stato di disagio sociale a cui può portare la
reclusione. Come sottolineato durante l’uscita, infatti, le pene inflitte a seguito di un reato non aiutano ad eliminare il problema (la povertà), anzi,
l’emarginazione a cui si è sottoposti durante la reclusione può addirittura
peggiorare la situazione.