Presentazione
Il Centro d’Ascolto Domenico è un servizio inaugurato il 13 Maggio del 2013 con un progetto sperimentale a rete che vedeva la partecipazione di diverse associazioni e il finanziamento del CSV. Porta il nome di un detenuto che si tolse la vita alcuni anni fa proprio il 13 Maggio. Ha sede nei locali adiacenti all’ingresso dei famigliari nella Casa Circondariale di Montorio.
Intende essere primariamente un luogo di ascolto e accoglienza per chi visita i detenuti e opera nel carcere.
La presenza dei volontari in questi anni è stata costante. La loro compresenza è finalizzata ad acquisire più velocemente competenze per aumentarne l’autonomia. Costante è la formazione e l’aggiornamento, con un incontro di gruppo mensile, per informarsi sulle nuove problematiche emerse, prendere in carico nuovi casi, verificare le situazioni più problematiche e trovare insieme le soluzioni più efficaci.
Per i familiari non sempre è immediata la comprensione di quale aiuto può fornire il Centro di Ascolto e devono superare una certa diffidenza dovuto anche al luogo nel quale si opera. Il servizio viene utilizzato con maggior frequenza dai familiari con detenuti al primo ingresso (118 casi sui 212 incontrati). L’atteggiamento dei famigliari varia da soggetto a soggetto, ma il gradimento può comunque essere ritenuto molto buono sulla base dei ritorni al servizio (127 su 212).
Ad alcuni congiunti sono state fornite semplici informazioni, ovvero:
– quali oggetti e alimenti è possibile lasciare o consegnare al proprio familiare;
– come lasciare denaro ai detenuti;
– come essere ammessi a svolgere i colloqui (autorizzazione del Pubblico Ministero o del Direttore dell’Istituto);
– come accedere ai colloqui telefonici.
Con circa un centinaio di queste duecento cinquanta persone sono state, invece, affrontate problematiche più personali ed è stato avviato con loro un percorso di accompagnamento che si è protratto ed evoluto nel tempo con vari tipi di interventi.
Le questioni affrontate sono state molto eterogenee, ma semplificando le potremmo inquadrare in 4 aree:
– stato di salute della persona detenuta e necessità di cure o interventi sanitari specifici;
– situazione socio-familiare complicata da scarsità di risorse (richiesta di alloggio o di lavoro);
– posizione giuridica del familiare detenuto e possibilità di misure alternative o comunque deflattive;
– segnalazioni riguardo alla vita interna al carcere.
Inoltre, c’è sempre stata un’attenzione molto forte ai minori che vengono al centro insieme ai famigliari; in più di una occasione sono stati accompagnati nell’area giochi, adiacente al centro, da un volontario.
Il clima di fiducia e di collaborazione che nel tempo si è instaurato con gli Agenti Penitenziari, con gli operatori e i referenti dei servizi all’interno del carcere (sportelli, garante, servizio sanitario) segnala un primo significativo successo del Centro di Ascolto e, in prospettiva, un ampliamento della stessa rete. Fondamentali, in questi anni, sono stati l’aiuto ricevuto dalla Direzione e il rapporto con gli Agenti presenti, ci siamo infatti supportati reciprocamente nel seguire le situazioni più complesse.
Nell’ultimo anno abbiamo sicuramente riscontrato una diminuzione delle persone che richiedono un nostro intervento. Questo in gran parte è dovuto alla presenza di molti familiari stranieri e al calo di detenuti all’interno della struttura. La popolazione carceraria è cambiata notevolmente, molti detenuti non hanno una rete esterna di supporto.
Per cercare di ridurre le differenze culturali e costruire un supporto reale con tutti i familiari abbiamo tradotto l’elenco dei beni che è possibile portare all’interno del carcere in 5 lingue (francese, inglese, spagnolo, rumeno e arabo) e abbiamo realizzato una brochure che consegniamo ai familiari, prima che entrino ai colloqui, in cui sono illustrate le nostre attività, elencati alcuni diritti dei detenuti e le informazioni base sulle procedure da seguire per chi ha un familiare detenuto. Tale supporto informativo permette di far conoscere l’iniziativa anche e soprattutto ai familiari dei nuovi ingressi, in aumento data la continua mobilità della popolazione carceraria della Casa Circondariale di Montorio.
Tra le nostre iniziative per questo anno 2016, sono concordati con il responsabile dell’area-colloqui alcuni incontri con gli agenti, come era stato fatto all’inizio del nostro Centro, in modo tale da presentarci e spiegare anche ai nuovi operatori, inseriti in questi ultimi mesi, l’operatività e l’aiuto che il Centro Domenico può fornire ai famigliari, ma anche agli operatori penitenziari. Riteniamo, infatti, che essendosi alternati molti volontari e agenti dall’inizio del nostro mandato, sia fondamentale conoscersi reciprocamente per continuare la collaborazione estremamente proficua che c’è stata in questi anni.
Prospettive future
Una più precisa analisi dei bisogni ha messo in luce altre problematicità sulle quali è possibile costruire nuovi e più significativi interventi con i familiari dei detenuti:
1. Avviare un percorso di responsabilizzazione degli attori in causa (colpevole, vittima, e comunità) al fine di una “riparazione” possibile. Potrebbe essere interessante e significativo tentare di coinvolgere, oltre al detenuto, anche i familiari in tale percorso di consapevolezza, utile a favorire azioni di riparazione e/o mediazione nei confronti delle vittime di reato.
2. Rilevare i bisogni dei minori, elaborando il loro vissuto e la loro esperienza di figli di detenuti. Il focus dell’attenzione dovrebbe, quindi, incentrarsi sul minore attraverso un’indagine che, per fasce di età, analizza l’incidenza della struttura carceraria -spazi, tempi, colloqui, personale- sullo sviluppo evolutivo e sul mondo di relazioni con la società esterna.