IL VOLONTARIATO PENITENZIARIO DEL VENETO IN PROTESTA DAVANTI AL PARLAMENTO
La Conferenza Regionale Volontariato Giustizia del Veneto sollecita il ripristino della legalità nelle carceri italiane, la revisione delle leggi che incarcerano e la presa in carico di tutte quelle persone che, con differenti problematiche, affollano il carcere: tossicodipendenti, alcolisti, malati psichici, immigrati senza permesso di soggiorno.
Appelli del volontariato e della società civile, mobilitazioni della polizia penitenziaria, scioperi della fame dei detenuti non sono in alcun modo riusciti a sollecitare nessun provvedimento realmente utile a far fronte al sovraffollamento, né da parte del Governo né del Ministro della Giustizia.
Restano aperte tutte le problematiche di un sistema, quello dell’esecuzione della pena, ormai imploso, e oggi sono gravissimi i problemi che vivono le persone detenute ma anche gli operatori e i lavoratori del carcere. La tensione nelle carceri sale vertiginosamente e vi si respira una disperazione diffusa.
Se non si trovano rapidamente delle soluzioni le carceri rischiano, nonostante le civilissime proteste dei detenuti, di diventare una polveriera come lo furono, per chi ha memoria, quelle di prima della riforma del 1975.
Occorre intervenire immediatamente. Questo fallimento, perché di fallimento si tratta, è da attribuire a tutta la classe dirigente che non è riuscita a trovare risposte in sede legislativa alla richieste che da più parti sono state espressamente fatte per adeguare il sistema penale agli standard europei.
Il problema oggi più che ieri si ripropone con forza perché il sovraffollamento, i tanti suicidi, la incompatibilità con il carcere di alcune tipologie di detenuti, soprattutto quelli affetti da patologie psicofisiche e i tossicodipendenti, i tagli alla spesa sul programma dell’Amministrazione Penitenziaria di 18.592.537 euro di cui 7.402.666 alle spese di mantenimento assistenza e rieducazione dei detenuti, il “Piano straordinario per l’edilizia penitenziaria” costosissimo e inutile, se solo si pensa che ci sono carceri nuove e inutilizzate per mancanza di personale, il decreto Alfano su “Disposizioni relative all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno”, che mirava ad alleggerire il sovraffollamento ed è stato del tutto svuotato in nome di una “certezza della galera” che crea solo insicurezza, la gestione poco trasparente dei fondi della Cassa Ammende, i tagli ai trasferimenti sulla spesa sociale degli enti locali che rendono impossibili il reinserimento sociale e lavorativo delle persone che escono dal carcere, stanno rendendo il nostro sistema carcerario simile a quello di paesi dittatoriali e sottosviluppati.
Per tutto ciò tantissime realtà del volontariato e della cooperazione sociale hanno deciso una serie di iniziative all’esterno e all’interno degli istituti penitenziari, compresi scioperi bianchi, che hanno l’obiettivo di manifestare l’urgenza di riconsiderare tutte le possibili soluzioni in grado di fare del carcere una realtà democratica, in cui il tempo della pena possa assumere una reale funzione di risarcimento e di reinserimento autentico, senza privare la persona dei diritti di cittadinanza.
Che cosa chiediamo?
Chiediamo a tutte le forze politiche di riconsiderare la necessità di avviare l’iter parlamentare per apportare soluzioni al sovraffollamento rapide e condivise con chi in carcere lavora o opera a titolo di volontariato, e soprattutto chiediamo che le Commissioni Giustizia di Camera e Senato si adoperino perché lo scarto tra la realtà carceraria e le leggi che hanno riempito a dismisura le strutture detentive esistenti sia colmato con la riforma di alcune norme, che consenta di risolvere strutturalmente i problemi del sovraffollamento attraverso la scarcerazione e l’inserimento in circuiti alternativi di detenuti in attesa di giudizio, tossicodipendenti, migranti, malati di aids, madri con figli fino a tre anni, malati psichiatrici, persone detenute affette da gravi patologie
Questi sono alcuni compiti svolti dai volontari
Accompagnamento e accoglienza dei detenuti in permesso
Assistenza e cura dei rapporti con le famiglie dei detenuti
Sostegno materiale (fornitura di vestiario, prodotti per l’igiene, etc.)
Coordinamento gruppi di discussione o di auto aiuto
Disbrigo pratiche, patronato, tutela legale-giuridica
Formazione professionale
Gestione di servizi (magazzino vestiario, cucina e vitto, biblioteca)
Istruzione, scuola (lezioni, fornitura materiali didattici, disbrigo pratiche)
Organizzazione di attività culturali, ricreative e sportive
Organizzazione di attività religiose, sostegno spirituale, catechesi
Reinserimento sociale o accompagnamento verso altre strutture
Ricerca di lavoro per i detenuti ammissibili a misure alternative o a fine pena
Sensibilizzazione della società verso i problemi del carcere
Servizio di mediazione culturale
Sostegno all’attività pedagogica dell’area trattamentale
Sostegno psicologico e morale alla persona, ascolto, colloqui
Sportello o servizio informativo (campagne di prevenzione, orientamento alle opportunità esterne)
Verona, 21 settembre
2010
Il Presidente,
Maurizio Mazzi