“21 marzo: la Memoria che fa Primavera”. Conferenza su mafia e territorio nel Veneto

È iniziato lo scorso 16 gennaio il percorso “21 marzo: la Memoria che fa Primavera”, promosso dalla Rete Veronese Pace Diritti Umani in collaborazione con l’Università di Verona, con la prima conferenza in cui è stato trattato il tema della speculazione edilizia e delle infiltrazioni mafiose sul territorio veneto.

 

Giorgio Massignan, presidente di Italia Nostra, ha spiegato che da sempre la malavita investe sul territorio. Questo perché il settore urbanistico consente ingenti guadagni e permette il circolo di denaro nero, un circolo ormai quasi legalizzato vista la facilità con cui è possibile riciclare denaro sporco attraverso le pratiche urbanistiche.

Massignan ha inoltre spiegato che “il fatto che tra Verona est e Verona sud ci siano ben 11 centri commerciali, non è causato dal fatto che ad occuparsi dei progetti sono degli incompetenti. Il piano urbanistico è determinato dal rapporto tra la forza politico-amministrativa e quella economico-finanziaria”.

Il presindente di Italia Nostra ha poi aggiunto che “i maggiori progettisti che dal ’54 all  80 hanno lavorato a Verona sono stati tutti legati a partiti politici e i loro colori politici variavano a seconda della giunta”.

In questo contesto, quindi, si possono creare pesanti infiltrazioni mafiose, le quali avvengono attraverso i contatti e l’ipocrisia e non per mezzo alle armi.

Il grave problema, inoltre, è che il territorio non è considerato un bene comune, mentre invece dovrebbe esserlo, proprio come l’aria e l’acqua.

Massignan ha sottolineato che a Verona la progettazione urbanistica è stata fatta da gruppi privati, i quali manifestano il loro interesse per l’edificazione di un’area, danno al Comune qualcosa in cambio e il risultato è che la pianificazione viene fatta in base agli interessi dei privati, senza una seria logica di edificazione.

 

Il giornalista Giorgio Belloni, del progetto “Osservatorio Ambiente e Legalità Venezia” ha portato l’esempio del Comune di Caorle.

Dopo un rimpasto della giunta, una parte se ne va perché non si trova d’accordo con la progettazione urbanistica.

Alla giunta, quindi, arrivano politici dell’opposizione, i quali entrano in maggioranza e firmano un progetto di governo.

In questo progetto, una delle clausole riguarda il ripristino e il mantenimento del villaggio termale di Caorle.

Una sera, tornando a casa, il sindaco viene minacciato da due mafiosi che gli suggeriscono di rifare il progetto senza la clausola sul villaggio delle terme, in gestione a privati. A questo punto il sindaco preferisce accontentare i mafiosi per non avere problemi, ma due consiglieri non ci stanno e denunciano il fatto nonostante il sindaco continui a smentire di aver ricevuto minacce.

Questo è un esempio di criminalità organizzata che cerca di controllare il territorio.

Secondo Belloni spesso quando parliamo di mafie usiamo delle metafore, come invasione mafiosa o virus mafioso, ma dovremmo cominciare a porre criticamente queste metafore perché non ci aiutano a comprendere appieno cosa sono e come agiscono le mafie.

La mafia non ha interesse nel dominare, se può aiutare un imprenditore ad evadere le tasse lo fa e qusto è dimostrato dal fatto che molto spesso sono gli imprenditori veneti che si rivolgono al mafioso e non il contrario.

 

Infine Stefano Facci, delle Organizzazioni Sindacali CGIL CISL e UIL del settore edilizio, ha spiegato che l’edilizia è diventato un settore in crisi a causa di una sovrapproduzione.

Si continua a costruire senza una logica e senza rispetto per il territorio e questo anche a causa del fatto che manca trasparenza nell’edilizia.

Facci afferma che un settore in cui ci si dovrebbe impegnare è quello dell’edilizia scolastica, che deve diventare un investimento.